In forme diverse, dagli Usa all'Italia, dilaga l'utopia sull'efficacia dello strumento giudiziario per rendere virtuosa la democrazia. Occorre tornare al buon senso
In uno dei suoi ultimi lavori, Il potere dei giudici. Stato democratico e controllo della virtù, pubblicato nel 1998, Alessandro Pizzorno, il più grande sociologo italiano del secondo Novecento, sottolineava la trasformazione strutturale a cui l’emersione del potere giudiziario nella tempesta della lotta politica sottoponeva la democrazia, sfigurandone per sempre i contorni. Era, appunto, il controllo della virtù attraverso lo strumento giudiziario, quell’utopia negativa che provoca lo stravolgimento della divisione dei poteri e con essa apre la strada a una rottura dei patti costituzionali che garantiscono in qualsivoglia società tanto l’ordine quanto la riproduzione della stessa vita sociale.
L’antropologia negativa distrugge ogni forma di riconoscimento e di fiducia e il giudice diviene allora il mentore del disordine, proprio quando crede – invece – di combatterlo con un costante eccesso di controllo. Mai come oggi le teorie del grande Pizzorno sono attuali e premonitrici.
Negli Usa al potere dei giudici si unisce altresì – nel caso delle accuse a Donald Trump – il disastro delle fake news gestite dalle intelligenze artificiali. In Italia alla virtù e all’antropologia positiva dell’essere si sostituisce invece l’eccesso di antropologia negativa che sovrappone sfera di controllo a sfera di controllo, ingenerando così paralisi e disordine.
Eppure la polemica politica divampa proprio grazie all’eccesso di antropologia negativa (tutti sono ladri e malfattori…) e all’utopia che la repressione possa sostituire la virtù. Tutto ciò è il frutto di una società che mentre si crede libera perché fondata sui diritti anziché sui doveri è sempre più amministrata, etero-diretta ed è ridotta a un’infanzia perenne con istitutori sempre incombenti.
È anche il mercato, del resto, a essere perseguito attraverso la legge con gli esiti disastrosi che ogni giorno vediamo dipanandosi sotto i nostri occhi. Ed è la virtù che pensiamo possa essere raggiunta non solo con la legge e l’operare dei tutori della stessa, ma altresì con i tutori dei tutori, le authority delle authority, in un delirio senza fine.
Dobbiamo fermarci. Ogni occasione è buona per tornare alla ragionevolezza. Anche una proposta di legge sugli appalti…
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