L'imprenditore Stephan Schmidheiny è stato condannato dalla Corte d'Assise di Novara a 12 anni nell'ambito del processo sulle morti a Casale Monferrato
Il pm Gianfranco Colace, come sottolinea Il Fatto Quotidiano, ha dichiarato oggi: “L’amianto uccide e Stephan Schmidheiny lo sapeva. Tutto quello che doveva essere conosciuto era conosciuto e l’imputato ha agito nel dubbio che accadessero un numero x di eventi dannosi per la salute nella speranza che non accadessero. Se lasciamo parlare la realtà la strada è dritta verso il dolo eventuale. A Stephan Schmidheiny è chiaramente rappresentata la significativa possibilità di verificazione dell’evento concreto e ciononostante si è determinato comunque ad agire anche a costo di causare danni e lesioni. Lo sapeva e ha deciso di andare avanti ugualmente”.
Stephan Schmidheiny condannato anche a Napoli
Schmidheinynel 2012 era stato condannato dal tribunale di Torino a 16 anni di carcere insieme a Louis de Cartier, imputato insieme a lui per disastro ambientale e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche negli stabilimenti della multinazionale dell’amianto. La condanna, confermata un anno dopo in appello, vide questa volta interessato solo l’imprenditore svizzero perché il barone morì poco prima. Nel 2016 quel fascicolo fu diviso nell’inchiesta bis della procura di Torino in quattro tronconi in base alla competenza territoriale.
Nella sentenza della Corte d’Assiste di Novara, l’imprenditore è stato chiamato a rispondere delle responsabilità relative ai morti di Casale Monferrato. Le morti a Rubiera e Bagnoli, in Emilia e Campania, dal 2016 sono diventate pertinenza delle autorità giudiziarie locali. A Napoli, il 6 aprile scorso, la Corte di Assise aveva condannato in primo grado Schmidheiny a 3 anni e 6 mesi per l’omicidio colposo di uno degli operai dello stabilimento Eternit di Bagnoli deceduto a causa di prolungata esposizione all’amianto. Per gli altri casi è avvenuta la prescrizione.
