Dagli ufo alle piramidi, passando per i colleghi in tv, ecco l'intervista di Roberto Giacobbo al Corriere della Sera, le sue parole più interessanti
Per fare il suo lavoro è quindi necessario “essere preparati”, aggiunge Roberto Giacobbo che ricordiamo, è un omone di quasi due metri di altezza, non proprio un mingherlino. Una passione, quella per la scienza, nata fin da subito nel presentatore, che racconta che da bambino “mettevo insieme concimi e insetticidi”, per creare il “grande miscuglio” e poi distribuirlo alle piante. “Un alberello diventò altissimo”, aggiunge, segno che il suo “intruglio” funzionava.
ROBERTO GIACOBBO E I COLLEGHI DELLA TV
Curioso come la sua infanzia si sia intrecciata da vicino con altri due divulgatori scientifici della tv, a cominciare dal più famoso, il compianto Piero Angela, ma anche Cecchi Paone: faceva le elementari con il secondo, mentre “A 600 metri da casa mia abitava Piero Angela”. In ogni caso i tre non erano rivali: “Siamo talmente pochi in Italia”, aggiungendo che “Tra noi c’è stima e cordialità”, riferendosi in particolare ad Alberto Angela e ai suoi programmi. Alberto Angela è molto apprezzato dalle donne, ma anche Roberto Giacobbo si sente amato e apprezzato grazie alla moglie Irene e alle sue tre figlie.
Nel corso della sua carriera ha lavorato, anche come autore, con alcuni pesi massimi del piccolo schermo, a cominciare da Carlo Conti con cui “andavamo a giocare a pallone”, ma anche Paolo Bonolis, definita una persona “colta, sensibile e sempre gentile”, poi Fabrizio Frizzi “eccezionale” e a cui è legato un episodio particolare: Roberto Giacobbo scampò di fatto ad un disastro aereo dopo che il motore di un aereo aveva ceduto subito dopo il decollo; era sconvolto, ma Frizzi lo prese da parte e lo invitò a mangiare qualcosa insieme loro due: “La tensione si allentò”. C’è poi l’amico Fiorello “Io l’acqua santa e lui il diavolo”, poi Maurizio Costanzo, il primo che gli diede spazio: “Mi aveva dato quattro minuti, ma mi fece parlare per 20”.
ROBERTO GIACOBBO E LE IMPRESE THRILLER
Si passa poi a narrare altre imprese pericolose, come ad esempio sulle piramidi di Cheope, quando rischiò la vita in discesa: “Due persone sono morte, se sbagli un passo sei finito”. Ma anche il sorvolo del famigeratoTriangolo delle Bermuda, “non dissi niente a mia moglie”, senza dimenticarsi della scossa di Amatrice sentita nei “sotterranei di Orvieto”. Poi l’incontro avvicinato con 3 squali martello in una grotta in Giappone: “Dicono che non attaccano l’uomo ma si erano mangiati un sub”. L’avventura più emozionante è stata invece quella con la mummia di Tutankhamon: “Ho sentito l’odore dell’antico Egitto, mi ha stordito”.
E nei confronti degli ufo invece che pensiero ha Roberto Giacobbe? Per il presentare crederci a livello scientifico “è eccessivo”, ma come molti altri si dice convinto che nell’universo non siamo soli “c’è vita su altri mondi”. Niente fantasmi invece: “Solo un’ombra nella cittadella di Torino”, mentre sul Santo Graal “Non si sa se sia un oggetto o una persona, ma i Templari lo sapevano dove si trovasse”. Infine un altro grande mistero è quello delle piramidi, già menzionate sopra: “Furono costruite troppo in fretta, ci sarebbero voluti come minimo 50 anni per ognuna”, e invece ce ne impiegarono 90 per tutte e tre: “Qualcosa ci sfugge ancora, non è possibile dare una spiegazione a tutto”.
