Roberto Fico correrà alle prossime elezioni regionali in Campania per l’alleanza M5s-Pd. Potrebbe essere il vero asso nella manica di De Luca
Ampiamente annunciata, la candidatura di Roberto Fico alle elezioni regionali in Campania 2025 è ufficiale. Guiderà la coalizione con il Pd, frutto degli accordi nati per eleggere Gaetano Manfredi a Napoli e delle alleanze nelle altre Regioni. Anzi, pare che ogni mossa dei 5 Stelle sia stata finalizzata a portare lui a quella candidatura. Un uomo fintamente mite, un coniglio mannaro (stile Forlani) che ha seppellito “Beppe” e i grillini dopo il transfer/show in Parlamento in autobus per poi adeguarsi con grande dispiacere alle auto blu, all’ufficio a vita come ex presidente della Camera, allo stipendio di partito come consulente del partito di Conte. Da anni agogna a questo passo.
Tutto e tutti ha sacrificato per sé stesso denotando un’evidente voglia di professionismo politico che non deve aver mai perso, visto che è stato già candidato alla Regione oltre 15 anni fa, quando i grillini erano un gruppetto di finti ragazzotti.
Prese pochissimi voti. Ma c’era sempre lui, ed ora, in perfetto stile da manovratore di palazzi, si è preso la candidatura contro Vincenzo De Luca, fidando su Manfredi (che gli deve il posto, secondo lui), calato da Roma. Abrogati i Meet Up, le primarie online, la selezione dal basso, l’uno vale uno. Lui è lui. Candidato alla Regione, candidato a sindaco, due volte deputato. Di lui non si ricorda una battaglia sua, una presa di pozione o un afflato di politica.
Ha sempre ragione il capo. Che sia Grillo o Conte non importa. Se li intriga tutti con la faccia semiseriosa e la voce sottile. Gli altri passano, lui resta candidato eterno, immobile e vincente. Gioca sottovoce e senza una vera bussola politica. Era paladino della politica dal basso, ora è campione dell’oligarchia romana che vede come un cerchio di eletti, nel senso di cooptati, di cui lui deve fare parte. I voti non li ha mai avuti. Sì è sempre appoggiato a quelli degli altri ed ora così vuole fare. Combattere De Luca con i suoi stessi voti, pensa, certo di poter investire in un reddito di cittadinanza regionale o qualche altro slogan per motivare i morti di sussidio.
I sondaggi lo vedono perdente, ma conta poco. Manca ancora un anno al voto e proverà a rimontare. De Luca sa che il suo maggior alleato per il terzo mandato è proprio Fico. Ignoto alla nomenclatura tradizionale campana, poco attrattivo sulle masse, rischia di essere il miglior motivo per tenere De Luca in corsa. Se così rimanessero le cose sarebbe corsa a tre, ammesso che il centrodestra trovi la sintesi. E De Luca manterrebbe gran parte dei suoi, spaventati da una coalizione a guida Fico.
Ora che la sua candidatura è pubblica ha tre mesi per capire se reggerà o meno. Se rimontasse nei sondaggi, potrà correre, sennò dovrà trovare altro. Fico non demorde, uno spazientito lo troverà sempre, basterà chiedere al Capo. Chiunque sia.
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