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Home » Educazione » SCUOLA/ Paritarie, lo stop al pluralismo educativo ha tradito l’ascensore sociale

  • Educazione
  • Politica

SCUOLA/ Paritarie, lo stop al pluralismo educativo ha tradito l’ascensore sociale

Anna Monia Alfieri
Pubblicato 15 Febbraio 2025
Studenti all'ingresso del Liceo "Virgilio" di Via Giulia a Roma (Ansa)

Studenti all'ingresso del Liceo "Virgilio" di Via Giulia a Roma (Ansa)

Qualcuno ancora insiste nell’ostacolare la parità educativa e il finanziamento della scuola paritaria. Ma così è tradire la Costituzione

Chi si dedica a qualsiasi attività, lavorativa o di volontariato, lo fa, lo deve fare, lo dovrebbe fare, con scienza e coscienza, ossia con onestà intellettuale. A maggior ragione se si sceglie di occuparsi della res publica e dell’informazione verso i cittadini. È chiaro, ovviamente, che ognuno ha la propria visione delle cose; eppure, la visione personale della realtà non prescinde dall’onestà intellettuale che deve regnare sempre sovrana. Verità dei fatti e onestà intellettuale, diciamolo alla buona, devono sempre andare a braccetto.


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Pertanto, chi accusa il ministro Valditara – oggi è lui, ieri erano i suoi predecessori ad essere attaccati, un domani saranno altri – di “privatizzare” la scuola per il fatto di avere stanziato fondi per le scuole paritarie, lo fa basandosi su una visione della realtà che non si fonda sull’onestà intellettuale e non guarda alla verità delle cose. In breve, spiego il perché.


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Una necessaria premessa terminologica: pubblico non è sinonimo di statale, paritario non è sinonimo di privato. È pubblico ciò che è pro populo, ossia un servizio è pubblico, indipendentemente dal gestore di tale servizio, Stato o privati, nella misura in cui esso vada incontro ad un bisogno della collettività.

Ancora: la legge 62/2000 – a firma di Luigi Berlinguer, a proposito di visione della realtà e onestà intellettuale – ha istituito il sistema pubblico dell’istruzione, formato dalle scuole pubbliche statali e dalle scuole pubbliche paritarie. Queste ultime hanno un gestore privato (nella quasi totalità congregazioni religiose che hanno servito il Paese per secoli) ma svolgono un servizio pubblico, nel rispetto dei requisiti imposti dalla legge, motivo per il quale esse rilasciano titoli equipollenti.


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Altra realtà sono le scuole private gestite, certamente, da privati ma non autorizzate a rilasciare né titoli né diplomi che possono essere conseguiti, lo ripeto per maggior chiarezza, solo presso scuole pubbliche, siano esse statali o paritarie.

Fatta questa necessaria premessa, domandiamoci: in Italia il diritto in capo ai genitori alla libertà di scelta educativa, ossia il diritto a scegliere la scuola per i loro figli, diritto sancito dall’art. 30 della Costituzione (una Costituzione scritta non solo dai cattolici, ma dalla collaborazione di uomini e donne con visioni della realtà molto diverse) è garantito?

La risposta è no, dal momento che chi sceglie una scuola pubblica paritaria deve, dopo aver pagato le tasse per un servizio del quale ha deciso di non avvalersi, pagare una retta. Certo, molti passi in avanti sono stati compiuti grazie a ministri come l’on. Valeria Fedeli (Pd), il prof. Patrizio Bianchi (governo Draghi) e, ora, il ministro Valditara (Lega), eppure, nonostante i passi compiuti con varie forme di sostegno alla famiglia che sceglie la scuola paritaria, il diritto non è garantito.

Faccio notare, sempre a proposito di visione personale e onestà intellettuale, che tra i ministri citati vi sono persone di estrazione politica assai diversa da quella dell’attuale ministro, eppure l’onestà intellettuale ha prevalso. Che il diritto alla libertà di scelta educativa sia generativo di altre libertà lo testimonia il fatto che i Paesi dell’Est Europa, una volta ottenuta la libertà dopo il crollo dei regimi comunisti, hanno inserito nelle loro costituzioni il diritto alla libertà educativa e introdotto forme per la sua garanzia.

Ancora, che la garanzia del diritto alla libertà educativa concorra ad innalzare i livelli di apprendimento degli studenti lo testimonia il fatto che i risultati scolastici conseguiti dagli studenti che risiedono nelle Regioni che hanno introdotto lungimiranti misure a sostegno della libertà di scelta sono in linea con i risultati degli studenti europei, di contro agli allarmanti risultati ottenuti dagli studenti di quelle Regioni che nulla hanno fatto per consentire ai genitori la libera scelta, ossia a costo zero, della scuola per i loro figli.

Perché tutto questo? Perché si è preferito immolare sull’altare dell’ideologia e della deliberata volontà di mantenere due marce diverse nell’apprendimento lo sviluppo degli apprendimenti di tutti gli studenti, gettando una pesante ipoteca sul futuro di quelli provenienti da famiglie economicamente e culturalmente più fragili, innescando e acuendo il fenomeno della segregazione sociale.

Anni di ideologia e di resistenza alla realtà hanno costretto le scuole paritarie, nate per colmare il divario sociale, dopo essersi indebitate, ricevendo per anni 500 euro per ogni studente, negli ultimi due anni 750 euro a fronte di un costo di 7.300 euro – il cosiddetto Costo Medio Studente, così come definito, ogni anno, dal ministero con circolare apposita – e una retta pagata a fatica dalle famiglie pari a 2.500/3.000 euro, a chiudere, privando il Paese di presidi di libertà.

I numeri definiscono perfettamente la questione:

a.s. 2023/24 – scuola paritaria totale alunni 770.130

347mila alunni dalla scuola primaria al liceo

422.357 alunni suola dell’infanzia

153.449 alunni scuola primaria

66.716 alunni scuola secondaria di primo grado

127.608 alunni scuola secondaria di secondo grado

a.s. 2023/24 – scuola statale totale alunni 7.067.453

782.322 alunni scuola dell’infanzia

2.212.648 alunni scuola primaria

1.533.158 alunni scuola secondaria di primo grado

2.534.325 alunni scuola secondaria di secondo grado

Non sarà, allora, che chi oggi accusa il ministro ed il governo di privatizzare la scuola e di pensare così solo ai ricchi, in realtà è lui il primo interessato a che la situazione non cambi e si mantengano le ghettizzazioni attuali nella scuola e, sull’altro fronte, che chi studia e propone mezzi affinché un principio costituzionale e una legge dello Stato trovino attuazione sia interessato realmente al bene degli studenti, di tutti gli studenti e non solo di una parte?

Più che un sospetto è una certezza. Ormai il pluralismo educativo è compromesso. Si è dunque voluto fermare l’ascensore sociale rappresentato dalla scuola e si è preferito realizzare una corsia preferenziale per i più abbienti: similes cum similibus, pauperes cum pauperibus, divites cum divitibus. La ragione sta tutta qui, in questa logica, subdolamente nascosta sotto il velo di narrazioni mendaci, di divisione e di casta. E la scuola è divenuta il mezzo attraverso il quale si è perpetuata la logica del divide et impera.

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Tags: Giuseppe ValditaraMario DraghiPatrizio BianchiParità scolastica

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