Professoressa di Prato ebbe figlio con allievo: niente scarcerazione, respinta richiesta legali che ora valutano ricorso in Cassazione
PROF.SSA PRATO DEVE RESTARE IN CARCERE
Niente scarcerazione per la professoressa di Prato che aveva avuto un figlio con un allievo. Anche se la procura generale aveva espresso parere favorevole, i giudici del tribunale di sorveglianza di Firenze si sono opposti alla richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali e alla detenzione domiciliare dell’insegnante, che era stata condannata a 6 anni per gli abusi perpetrati per quasi due anni all’allievo cui impartiva ripetizioni.
A rivelarlo è La Nazione, secondo cui la richiesta dei legali era legata al rapporto con il figlio più piccolo, in riferimento alla legge pensata per tutelarne la crescita, ma l’unica concessione fatta a 16 mesi dall’ingresso nel carcere di Sollicciano è rappresentata dai permessi premio per poter incontrare assistenti sociali e psicologi, in riferimento al percorso di sostegno alla famiglia deciso dal tribunale per i minorenni.
PROF.SSA PRATO, IL PARERE DELLA PSICOLOGA
I due figli della donna, che attualmente hanno 16 e 7 anni, vivono con il marito della prof.ssa di Prato, che ha riconosciuto quello nato dagli abusi sull’alunno, iniziati quando quest’ultimo aveva 14 anni. La coppia è rimasta insieme dopo lo scandalo e, infatti, vengono descritti come affiatati. Ad esempio, il marito accompagna i due figli al colloquio ogni sabato, mentre le altre occasioni di incontro sono in videochiamata dal carcere, una volta a settimana.
Il tribunale di sorveglianza ha riscontrato un “aspetto narcisistico della sua personalità” e ritiene che la 37enne sappia di aver commesso un errore, ma d’altra parte non riesce a comprendere la prospettiva del ragazzo e il modo in cui gli ha fatto del male. La psicologa, in particolare, ha giudicato la prof.ssa di Prato non in grado di assumersi le sue responsabilità, puntando invece alla giustificazione del suo atteggiamento e ad avvalorare l’immagine di sé come vittima dell’allievo.
PROF.SSA PRATO, LEGALE VALUTA RICORSO IN CASSAZIONE
Il legale della donna si dice dispiaciuto nel constatare che il tribunale di sorveglianza non si sia soffermato solo sulla valutazione del percorso e che sia stata ignorata la legge che consente ai bambini con meno di 10 anni di avere delle tutele per la loro crescita. Ad esempio, la misura era applicabile a novembre, eppure il bambino non ha avuto modo di incontrare la madre neppure per la recita di Natale. C’è, dunque, delusione, motivo per il quale si sta valutando il ricorso in Cassazione.
