Colloqui Fiorentini 2025 al via. Il tema di quest’anno è Pasolini: 2300 ragazzi e docenti di 17 regioni d’Italia si confrontano su PPP
Tornano i Colloqui Fiorentini. E lo fanno da par loro, in grande stile, radunando 2.300 studenti e docenti da 17 regioni d’Italia, mettendo a tema uno degli autori che ha segnato, più di altri, la cultura italiana del Novecento: Pier Paolo Pasolini. Da giovedì a sabato a Firenze, a Palazzo Wanny, spiega Pietro Baroni, docente e direttore dei Colloqui Fiorentini, ascoltando alcuni esperti e dibattendo le tesine che hanno preparato per partecipare alla manifestazione, i ragazzi (ai quali si è aggiunto un gruppo di 50 universitari ex partecipanti ai Colloqui) incontreranno attraverso i suoi scritti un autore che molto spesso a scuola neanche si studia ma che, a giudicare anche dal contenuto e dalla qualità dei lavori che sono stati elaborati dagli studenti, ha toccato il loro cuore, affrontando temi tipici della nostra ricerca di senso e di felicità. Le migliori tesine verranno premiate sabato, al termine della manifestazione.
Come mai la scelta di Pasolini e come verrà sviluppato il discorso su questo autore?
L’edizione quest’anno, appunto, è dedicata a Per Paolo Pasolini e avrà come titolo Io sono pieno di una domanda a cui non so rispondere. Come sempre anche per questa edizione dei Colloqui abbiamo scelto, oltre all’autore, anche una sua citazione: questa volta è un verso dell’ultima poesia del romanzo Teorema. Vogliamo far parlare lui, scegliendo una citazione che possa essere una provocazione per la vita di docenti e studenti, permettendo a tutti di incontrare, approfondire l’autore nei suoi testi. Era anni che giravamo intorno al nome di Pasolini. Il Comitato didattico dei Colloqui Fiorentini, formato da una trentina di docenti, ha ritenuto che fosse maturo il tempo per affrontare un autore feroce, duro e profondo come Pasolini, anche se nei programmi scolastici non si affronta mai.
La lettura delle tesine degli studenti che cosa vi ha restituito delle loro riflessioni?
Il livello delle tesine presentate è ottimo. Sia al triennio che al biennio. Anche se temevamo che in quest’ultimo potessero essere meno efficaci, perché è un autore molto difficile, dai temi scottanti, con una forte connotazione storico-culturale. Eppure, sia le tesine del biennio che del triennio sono lavori di grande acutezza, profondità, intensità e competenza. Negli studenti, e anche nei docenti, che spesso ignorano questo autore, la lettura di Pasolini ha suscitato un iniziale sconcerto, e in alcuni addirittura scandalo e repulsione. È stato bello, però, vedere come il lavoro fatto, nonostante questa reazione iniziale, abbia poi favorito un incontro.
Come si è andati oltre lo sconcerto?
Senza nessuna santificazione o giustificazione di certi atteggiamenti tragici e anche sbagliati di Pasolini, si è passati a capirne profondamente l’umanità, il dramma, la tensione e la domanda che che gli bruciava dentro. Il titolo dell’incontro di lancio, una delle iniziative per accompagnare lo studio dell’autore durante l’anno, è stato È impossibile dire che razza di urlo sia il mio, che è sempre un verso dalla stessa poesia da cui abbiamo preso il titolo dei Colloqui Fiorentini. Tutte le forme, anche quelle più esasperate con cui Pasolini ha impattato la vita e la pagina scritta, erano l’espressione di questo urlo impossibile da definirsi.
Gli studenti come hanno reagito?
Hanno capito bene il significato di questo urlo perché l’hanno sorpreso in sé stessi. Da questo punto di vista è stato utilissimo il riferimento alla lettera che Oriana Fallaci, grande amica di Pasolini, scrisse dopo aver saputo della sua morte. Una lettera durissima, lucida, terribile, bellissima, di amore e di rabbia contro il Pasolini che andava a farsi ammazzare sulla spiaggia di Ostia. La Fallaci riporta la testimonianza dei due testimoni che trovarono il cadavere. Dicono ingenuamente, con un’espressione che diventa molto simbolica, che da lontano sembrava spazzatura: “Quando poi andammo vicino ci accorgemmo che era un uomo”. Una citazione decisiva: molti studenti, da lontano, si fermavano a vedere la spazzatura, poi avvicinando Pasolini, tramite testi, cortometraggi, film, opere di teatro, hanno scoperto l’uomo.
Come si svolgono questi due giorni?
La mattina sono previste le relazioni di docenti universitari, scrittori, poeti, sull’autore. Giovedì toccherà allo storico Andrea Caspani, che farà una contestualizzazione socioculturale con una relazione dal titolo Pasolini nella società e cultura del secondo dopoguerra, proprio per parlare della profonda storicità che ha l’opera di Pasolini. Poi Alessandro D’Avenia interverrà sul romanzo Ragazzi di vita e in generale sulla narrativa di Pasolini. Venerdì il docente e saggista Valerio Capasa terrà un incontro dal titolo Qualcosa di buio in cui si illumina la vita mettendo a tema la poesia di Pasolini, mentre Edoardo Rialti, traduttore e saggista, interverrà sul cinema con Rendere visibile l’invisibile. Cinema e scrittura per Pasolini.
Nei pomeriggi, invece, cosa succede?
Sono dedicati ai seminari degli studenti. I ragazzi intervengono liberamente a partire dal loro studio, dal loro incontro con l’autore, da quello che hanno sentito la mattina nelle relazioni, e dialogano fra di loro, discutono su vari temi confrontandosi. C’è solo un docente, un moderatore, che dà la parola e dà ordine al lavoro. Sabato invece, ci sarà la relazione finale, che terrò io, la presentazione sintetica dei lavori nei vari seminari e la premiazione di tutti i concorsi: la miglior tesina del biennio, la migliore tesina del triennio, la migliore opera narrativa e la migliore opera artistica.
(Paolo Rossetti)
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