Un colpo di scena e una rottura drammatica, quella che si è consumata ieri nello Studio Ovale tra Zelensky e Trump. Mosca esulta, l’Ue meno
La nuova era trumpiana si sta inaugurando all’insegna di una comunicazione politica cui il mondo non era più abituato. Trump si è messo in testa di combattere l’ipocrisia su cui si sono basati i rapporti tra politici e leader internazionali negli ultimi anni.
Così abbiamo potuto assistere in diretta agli incontri dei leader europei alla Casa Bianca. Coadiuvato dal vicepresidente J.D. Vance, il capo del Paese occidentale più potente ha distribuito giudizi severi, rimbrotti e pure qualche ceffone. Anche per interposta persona, come ha fatto tramite il segretario di Stato Rubio, che ha del tutto ignorato l’arrivo a Washington dell’Alto commissario europeo alla politica estera Kallas, rifiutandosi di riceverla.
Nel ricevere Zelensky, con cui avrebbe dovuto firmare l’accordo sui minerali ucraini, Trump non si è trattenuto dal fare un’osservazione sulla sua solita maglietta militare: “Ah, vedo che oggi ti sei vestito bene”. Sicuramente un approccio che non ha facilitato l’incontro successivo, divenuto in breve tempo un “match” di realpolitik fuori da ogni protocollo, culminato con una vera e propria cacciata di Zelensky dalla Casa Bianca.
“Lindsey Graham – ha scritto Marcello Foa sul social di Elon Musk –, uno dei più strenui difensori di Zelensky negli Stati Uniti, si è detto scioccato dal comportamento del presidente ucraino, sostenendo che Trump ha fatto bene a cacciarlo, perché è esattamente ciò che è avvenuto. Zelensky è stato letteralmente buttato fuori”. E la tv americana ha rivelato che il presidente, dopo aver annullato la conferenza stampa, ha offerto ai giornalisti il pranzo preparato per gli ospiti dell’incontro.
Ma cosa è successo?
È avvenuto che il presidente ucraino, pedina geopolitica dell’amministrazione Biden, al centro di una situazione sempre più difficile e senza via di uscita se non quella di accettare la proposta dell’America, si è presentato a Trump convinto di avere l’Europa alle spalle. La rottura si è prodotta quando il presidente ucraino ha voluto contestare che ci si potesse fidare di Putin. E ha reagito con sfacciataggine alle precise sottolineature di Trump, che esprimevano sicuramente il pensiero degli americani: “Ti abbiamo dato un sacco di soldi e di armi. Ma ora non ce la fai più, ti sei messo in una posizione molto brutta. Stai giocando con la terza guerra mondiale” l’ha apostrofato Trump.
Ma Zelensky ha replicato dicendo “Non sono venuto qui per giocare a carte”. Infatti era venuto per firmare il cosiddetto accordo sui minerali, che dovevano compensare il costo sostenuto in Ucraina dagli Stati Uniti e sigillare il nuovo ruolo di mediazione svolto da Washington per arrivare alla pace.
Da quel momento in poi, con il supporto di J.D. Vance, è cominciata l’escalation: “Trova un accordo, altrimenti noi siamo fuori… Non stai affatto mostrando rispetto e gratitudine, non è una bella cosa… Siete nei guai, avete un’opportunità per uscirne sani e salvi grazie a noi… Senza le nostre armi la guerra sarebbe finita in due settimane, dovresti essere grato… Il problema è che ti ho dato il potere di essere un duro, non credo che saresti un duro senza gli Stati Uniti. Stai mancando di rispetto verso gli Stati Uniti”.
Si può ipotizzare che Zelensky si sia comportato così sapendo di avere alle spalle Macron, von der Leyen, i baltici (antirussi a oltranza senza e e senza ma) e probabilmente Tusk, il primo a rilasciare una dichiarazione di sostegno (“l’Ucraina non è sola”).
Se Zelensky è andato allo scontro con Trump indotto dalle promesse europee, la figuraccia riguarda tutti leader dell’UE che parlano di un esercito comune che non si potrebbe costruire in meno di vent’anni, ammesso che si trovino l’accordo politico e i soldi necessari.
C’è un particolare interessante: in un video si vede che quando Zelensky si è permesso di dare sulla voce a Trump, neanche fosse in un qualsiasi talk show, l’ambasciatrice ucraina si è coperta la faccia con le mani, come a dire “ecco, ora siamo fottuti”.
Cacciando Zelensky in quel modo, Trump ha messo l’Europa di fronte alle proprie ipocrisie, in primis quelle della Kallas, che dice “Dobbiamo vincere la Russia”.
Trump è Trump, d’accordo, anche nella supponenza e nei modi non ortodossi, ma Questa è l’Europa. Possiamo solo sperare in tempi migliori.
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