L'America Latina guarda perplessa all'Ue e alla sua decisione di riarmarsi. L'Europa non sembra più un luogo così desiderabile
La visione che in America Latina si è sempre avuta del continente europeo è stata quella che si potrebbe sintetizzare nel termine “primer mundo”, ossia un luogo dove si è sempre goduto di condizioni di vita inimmaginabili per molti Paesi del Sudamerica.
Ma anche un punto di riferimento sia politico che economico di prim’ordine, al punto di scatenare, nell’arco degli anni, una vera e propria caccia a documentazioni di avi che giunsero in questo Sud del mondo attraverso il gigantesco fenomeno dell’emigrazione massiva per poter avere un lasciapassare in grado di permettere quel cambio di vita che i loro predecessori fecero alla rovescia.
C’è da dire che in questi ultimi anni, soprattutto per una Unione europea che si è dimostrata (e continua a farlo) lontanissima dai principi del Manifesto di Ventotene redatto nel 1943 e che è considerato il documento fondativo di una unione di popoli del Vecchio continente.
Molti sudamericani che erano approdati da noi con una speranza di vita migliore, si sono trovati talmente delusi da dover intraprendere uno spesso frettoloso ritorno da dove erano partiti, riconsiderando che poi, alla fine, la loro situazione iniziale in America latina non fosse poi tanto male.
Quanto accaduto in queste ultime settimane, con la decisione, ancora da discutere, di stanziare ben 800 miliardi di euro per il riarmo di un’esercito europeo che, dopo 18 anni, si scopre, con un errore incredibile, che quasi non esista, ha avuto un forte contraccolpo sull’immagine di un’Europa quanto mai distrutta nel suo concetto di Ue e trascinata verso panorami di guerra sia da quella che è considerata da molti il peggior personaggio politico europeo degli ultimi 70 anni, la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, sia da un Presidente francese, Macron che, pure lui parla apertamente addirittura di possibili usi di arsenali atomici, quasi che negli ultimi 30 anni Putin e la Russia non esistessero.
Tutto questo ovviamente a spese delle popolazioni che subirebbero fortissimi tagli di bilancio sul sociale e alla fine, unito ciò alle cause di politiche green francamente inconcepibili nei termini di realizzazione, porterebbe molti Stati di questa impronunciabile Unione nella crisi economica più abissale, quando già in alcune nazioni essa sia già in atto (tra le quali un’Italia ormai senza sovranità sia economica che politica propria).
Insomma, in molti ambianti sia politici che economici latinoamericani se da un lato si attende che la diatriba in atto, sempre nella “scassata” Ue, sugli accordi siglati con il Mercosur tempo fa e la cui firma venne in pratica imposta dall’apparizione improvvisa di von der Leyen a Montevideo alcuni mesi fa durante una riunione dell’entità economica citata, si risolva permettendo agli stessi di iniziare a funzionare (con grossissimi vantaggi per un Sudamerica che alla fine diventerebbe il principale fornitore sia di materie prime che di prodotti agricoli di un’Europa sulla via di un epocale harakiri).
Dall’altra ci si chiede, giustamente preoccupati, come un riferimento così importante, anche storicamente, possa essere finito in una crisi così abissale e che, a detta di molti, fa intravedere una vera e propria “sudamericanizzazione” del Vecchio continente.
Il rischio è che, visti anche i problemi politici notevoli con gli Usa e i cambiamenti epocali che Trump vorrebbe attuare, specie con il ritiro dalla Nato (cosa per altro difficilmente realizzabile), si stia assistendo a un processo di distruzione di una parte importante del mondo occidentale, anche attraverso la spinta di una cultura woke, e che alla fine, se non si procede a rapidi e profondi cambi e una rifondazione basata proprio sull’applicazione del concetto di Europa unita dei popoli tanto caro a Spinelli & C., si corre il rischio di perdere una cultura che, pur con problemi, ha però significato lo sviluppo di un progresso che, benché minato dagli attuali suicidi di politiche insensate, è ancora parzialmente presente.
Ma che rischia, in un futuro prossimo, di trasferirsi quasi completamente nel suolo del Continente americano. Dove in molti Paesi latinoamericani è in atto una messa in essere di politiche che invece i nostri, purtroppo, ignoranti rappresentanti stanno distruggendo in nome di cambiamenti basati su percezioni assolutamente distanti dalla logica sia della natura che dell’essere umano.
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