Vladimir Putin ha avanzato la proposta di un'amministrazione ONU in Ucraina per poi poi andare al voto. Non un caso isolato, ma con precedenti storici
La proposta avanzata da Vladimir Putin nel corso della sua recente visita alla base navale di Murmansk, dove ha incontrato i militari della flotta sottomarina russa, ha immediatamente suscitato clamore e potrebbe portare ad una ridefinizione netta degli equilibri geopolitici: un’amministrazione provvisoria posta sotto l’egida delle Nazioni Unite. Secondo il Presidente del Cremlino, l’attuale governo di Kiev non può essere considerato legittimo, dal momento che nel Paese non si sono svolte elezioni presidenziali, lasciando senza risposta l’interrogativo su chi potrebbe concretamente rappresentare l’Ucraina in un tavolo negoziale per la pace.
L’idea ipotizzata da Mosca si baserebbe sull’affidare, almeno temporaneamente, il controllo del Paese a un’amministrazione internazionale che ne assicuri la transizione politica, fino a quando non si sarà possibile tornare al voto. Tenendo conto della natura azzardata della proposta russa, l’ipotesi non ha ricevuto alcun sostegno da parte del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ha invece ribadito come l’Ucraina si regga già su un governo legittimo e riconosciuto dalla comunità internazionale.
Dal canto suo, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha respinto con forza l’idea di qualsiasi amministrazione esterna, dichiarando che ogni iniziativa di questo tipo non farebbe altro che procrastinare la possibilità di una risoluzione del conflitto bellico e la fine delle ostilità.
Amministrazione ONU: i casi precedenti dai conflitti territoriali alla ricostruzione istituzionale
Quella di Putin non è un’idea inedita nella storia recente, dal momento che già in passato, l’ONU si è trovata a gestire situazioni simili: la prima si ebbe nei primi anni Sessanta, quando la Nuova Guinea occidentale, sotto il dominio olandese, fu al centro di controversie con l’Indonesia e per scongiurare un conflitto su larga scala, le Nazioni Unite intervennero istituendo un’amministrazione provvisoria per poi consegnare il territorio a Giacarta nel 1963.
Un altro esempio si ebbe in Cambogia all’inizio degli anni Novanta, quando, in seguito agli accordi di pace tra le fazioni in guerra, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite varò una missione di transizione con il compito di ristabilire l’ordine e guidare il Paese al voto. Stessa sorte toccò alla Slavonia orientale, regione croata che, dopo gli Accordi di Dayton e la firma dell’intesa di Erdut, fu posta sotto amministrazione ONU dal 1996 al 1998, prima di essere riassegnata definitamente alla Croazia. L’ultimo caso è quello del 1999, quando anche Timor Est venne sottoposta a un’amministrazione transitoria dell’ONU, in seguito alla ritirata dell’Indonesia, che aveva lasciato un vuoto di potere colmato inizialmente da una forza di stabilizzazione militare.
In tutti questi casi, l’ONU ha svolto un ruolo determinante nell’assicurare una transizione istituzionale priva di disordini, scongiurando possibili escalation di violenza, con la possibilità di creare, in un clima di stabilità, nuovi assetti governativi. E’ però da sottolineare come ogni scenario abbia caratteristiche proprie e come il contesto ucraino, sia per la sua natura geopolitica, che per la complessità del conflitto in corso, renda improbabile una soluzione simile, perlomeno nell’immediato futuro.
