Corte Suprema USA respinge ricorso su maglietta “due sessi”, confermando il diritto delle scuole a limitare espressioni viste come minacce all’inclusività
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso di non accogliere il ricorso di Liam Morrison, studente del Massachusetts che nel 2023 – all’età di dodici anni – era stato allontanato dalla sua scuola media dopo aver indossato una maglietta con la scritta “Ci sono solo due sessi” e con questa scelta, i giudici hanno confermato le decisioni dei tribunali di grado inferiore, ritenendo legittimo l’intervento dell’istituto scolastico.
Il divieto, secondo la sentenza del Primo Circuito d’Appello, era giustificato dalla necessità di tutelare il benessere psicologico e la capacità di concentrazione degli studenti transgender – in particolare – si riteneva che il messaggio potesse creare turbamento tra gli alunni LGBTQ+, in una potenziale violazione del principio sancito nel caso Tinker v. Des Moines (1969), che consente alle scuole di limitare espressioni giudicate disturbanti.
I giudici conservatori Samuel Alito e Clarence Thomas hanno espresso il loro dissenso, mettendo in discussione la chiarezza delle attuali tutele in materia di libertà d’espressione per gli studenti, ciononostante, la maggioranza ha scelto di non riaprire il caso, lasciando inalterata la politica dell’istituto scolastico; Morrison, supportato legalmente dal gruppo conservatore Alliance Defending Freedom, aveva sostenuto che il divieto compromettesse il Primo Emendamento e secondo il suo racconto, l’intenzione era quella di stimolare un confronto sull’ideologia di genere e di ribadire l’idea secondo cui sesso e genere coincidano, prevedendo unicamente due opzioni biologiche.
Il caso ha avuto inizio con una segnalazione da parte di un insegnante e, a quel punto, la scuola ha valutato i possibili effetti negativi sui compagni transgender, chiedendo al ragazzo di cambiare maglietta o lasciare l’aula, scelta, quest’ultima, compiuta dal padre.
Le implicazioni del verdetto della Corte Suprema: la t-shirt “due sessi” come scontro culturale
Il caso si inserisce in un contesto complesso fatto di tensioni nazionali attorno ai diritti delle persone transgender, tema che negli Stati Uniti ha assunto una dimensione centrale nel confronto politico, come testimoniano gli ultimi anni, durante i quali l’amministrazione Trump ha rilanciato una visione fortemente binaria dei due sessi, imponendo restrizioni alla presenza di individui transgender nelle forze armate; allo stesso tempo, le scuole si sono trasformate in veri e propri campi di battaglia ideologica.
La pronuncia della Corte Suprema – anche se non stabilisce un precedente vincolante a livello costituzionale – sancisce, in pratica, la possibilità per le scuole, specialmente in contesti progressisti come il Massachusetts, di limitare manifestazioni ritenute lesive dell’inclusività e dell’armonia tra gli studenti; nel suo dissenso, Alito ha messo in guardia contro i rischi derivanti dall’assenza di linee guida precise, ribadendo il pericolo di interpretazioni arbitrarie ma, ad ogni modo, la maggioranza ha preferito non intervenire, lasciando ai singoli distretti scolastici ampio margine di manovra.
Nel frattempo, le reazioni non si sono fatte attendere: da un lato, organizzazioni conservatrici denunciano un clima di “censura woke”, dall’altro, gruppi LGBTQ+ salutano con favore la decisione, considerandola una forma di protezione per gli studenti più vulnerabili.
