Epstein files, l'avvocato del defunto criminale smentisce Elon Musk: "Trump non coinvolto". Retromarcia del miliardario: elimina post su X con le sue accuse
L’avvocato di Jeffrey Epstein smentisce le accuse di Elon Musk, secondo cui Donald Trump sarebbe presente negli archivi dell’imprenditore, morto suicida nel 2019 nel carcere dove era finito per gli abusi sessuali e traffico internazionale di minori di cui è stato riconosciuto colpevole. Il patron di X, Tesla e Space X pensava di aver fatto una clamorosa rivelazione sul presidente Usa sostenendo che fosse indicato nei cosiddetti Epstein files, ma il difensore del defunto criminale sessuale lo ha smentito.
“È arrivato il momento di far esplodere la vera bomba: Trump è negli Epstein files, questa è la vera ragione per cui non sono stati pubblicati“, aveva dichiarato Musk. Ai microfoni di TMZ, David Schoen ha spiegato che Epstein non aveva nulla su Trump, e di esserne certo perché Epstein glielo ha detto direttamente.
“Quello che posso dire in modo definitivo è che ho discusso questo argomento con il signor Epstein in un momento in cui sarebbe stato nel suo interesse coinvolgere altri e lui ha chiarito che Donald Trump non ha fatto nulla di male e che non aveva informazioni dannose contro di lui“, ha dichiarato Schoen.
LA RETROMARCIA DI MUSK SU TRUMP E GLI EPSTEIN FILES
Schoen a TMZ ha precisato di non voler intervenire nel merito della diatriba tra Elon Musk e Donald Trump, preferendo limitarsi a dire ciò di cui è a conoscenza. La “bomba” era stata lasciata pochi minuti dopo che Trump ha minacciato di interrompere le sovvenzioni e i contratti governativi di Elon Musk per contribuire a risparmiare miliardi nel bilancio federale. Inoltre, il miliardario è arrivato persino a ripubblicare un famoso video del ’92 della NBC che ritrae Trump ed Epstein insieme a una festa.
Nelle scorse ore, però, ha cancellato i post su X con le accuse a Trump sul caso Epstein e i documenti censurati. Resta da capire se questa retromarcia serva a raffreddare gli animi, in alternativa potrebbe rientrare nella loro “guerra fredda”, alla luce della minaccia di Trump di rivedere i contratti con le aziende del suo ex alleato, che dal canto suo potrebbe avere file delicati, visto che è stato capo del Doge.
