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Home » Musica e concerti » DONATELLA RETTORE/ “Io Antidiva, ma segnata dalle critiche. Le canzoni di oggi? Uguali e copiate”

  • Musica e concerti

DONATELLA RETTORE/ “Io Antidiva, ma segnata dalle critiche. Le canzoni di oggi? Uguali e copiate”

Anna Montesano, int. Donatella Rettore
Pubblicato 7 Luglio 2025
Donatella Rettore (Instagram)

Donatella Rettore (Instagram)

Donatella Rettore si racconta a noi del Sussidiario all'alba di un traguardo importante: i suoi 70 anni. Dagli esordi al successo fino all'amore

Donatella Rettore, icona indiscussa della musica italiana, compie 70 anni l’8 luglio e non smette di stupire. Antidiva per eccellenza, provocatoria con intelligenza e senza peli sulla lingua, Rettore ha sempre dettato le regole, mai seguite. L’abbiamo intervistata per una chiacchierata sincera e senza filtri, ripercorrendo le tappe di una carriera unica e sbirciando dietro le quinte della sua vita più privata (e non è mancata qualche stoccata ai colleghi).


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Donatella Rettore, un’artista poliedrica e provocatoria, che ha lasciato un’impronta indelebile nella musica italiana. Com’è nata la voglia di fare musica?

Io ho iniziato da Napoli. Mi ha scoperta un attore napoletano che faceva la TV dei ragazzi, che io guardavo. Così, a 12 anni, scrissi a Carlo Croccolo, attore napoletano, mandandogli dei nastrini. Mi trovò interessante ma aveva perplessità per la giovanissima età.


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Come ha superato l’ostacolo?

Allora avevo già il mio gruppo, i Cobra, però mia madre, che era un’attrice goldoniana, capiva fino ad un certo punto questa mia passione. Mi iscrisse al conservatorio di Castelfranco Veneto, io presi il diploma ma le mie prime vere esperienze le ho fatte con la Nuova Compagnia di Canto Popolare col maestro Roberto De Simone. Hanno provato a farmi cantare il napoletano del ‘600. Ovviamente non ci sono riuscita, il regista mi gridava ‘fila nelle balere!’

E com’è andata?

Alla fine riuscii a lavorare con la Compagnia per i tre mesi estivi, cantavo e recitavo con attori come Giuliana Lojodice e Mario Chiocchio. Io, però, volevo cantare e basta.


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Oggi è una vera e propria antidiva: come ha fatto quella ragazza di 15 anni a diventare simbolo innovativo e provocatorio della musica italiana?

Grazie alla mia tenacia, la mia testardaggine, la mia cocciutaggine. Io voglio e volevo fare questo, così mi sono buttata, senza sapere se c’era una rete. Tanto cosa avevo da perdere?

Eppure non sono mancate critiche. L’hanno segnata?

Quante ne ho sentite contro di me. Fa parte del gioco e devi anche incassare. Quasi tutte le critiche poi ti segnano, anche se dipende da come sono fatte. Certo, per una ragazzina che aveva tanti sogni – che ancora oggi voglio portare avanti – è deludente. D’altronde io portavo dei testi con temi importanti: ho parlato di aborto, dell’abbandono dei bambini, di orfanotrofio…

Cosa l’ha portata ad affrontare tematiche così complesse sin da giovanissima?

Perché da giovane impari a conoscere. Dalla scuola, dal rapporto con gli altri. Da piccola mi è toccato anche il collegio, perché mia madre non riusciva a tenermi, e in collegio mi sono sentita come se fossi stata abbandonata anch’io. Mi chiedevo: ‘Sono davvero così insopportabile?’

Da queste esperienze e dolori nasceranno poi pezzi come ‘Lamette’, ‘Spendido splendente’, ‘Kobra’. Ce n’è qualcuno che ama in modo particolare?

Mi piacciono i miei pezzi, anche perché non è che siano proprio semplicissimi da cantare. Sono però particolarmente legata a due canzoni: ‘Il mimo’ e ‘Oblio’. La prima perché parla dell’essenza dell’artista: sapersi esprimere anche solo con le movenze. Lo diceva anche Lucio Dalla: se il testo è importante va sottolineato. ‘Oblio’, invece, narra del viaggio di un soldato giapponese che muore per il suo imperatore in virtù del suo codice d’onore, e fa un viaggio verso il cielo, che all’inizio comincia con la pace, l’oblio. È un racconto di come l’anima voli, non più parte del corpo terreno, che diventerà polvere, ma si eleva.

Parliamo di canzoni con un testo importante. Le sembra manchi questa caratteristica alla musica italiana degli ultimi anni?

Io non sono voluta uscire con nessun singolo questa estate, perché non voglio mettermi in una mischia che non mi appartiene, che è quella dell’IA, delle musiche fatte per robot e da robot. Sono tutte uguali: io copio te, tu copi me, citazioni di altri testi. I The Kolors hanno addirittura usato la copertina del mio album ‘Brivido divino’ e ci hanno scritto sopra ‘Pronto come va’! L’hanno fatto senza neppure propormelo come un omaggio… Non c’è stato alcun contatto né prima né dopo l’uscita della copertina. Il rispetto, questo sconosciuto!

Ci sono invece giovani artisti che l’hanno colpita in positivo di recente?

Uscendo dalla massificazione musicale di oggi, fatta di autotune e intelligenza artificiale, puoi trovare delle cose veramente sciccosissime. Nel mio ultimo disco, io ho voluto solo giovani. C’è Tancredi che è fantastico ma snobbato perché è bravo, i ragazzi lo temono. Personaggi spintissimi come i The Kolors, che fanno solo canzonette usa e getta, non possono sopportare un artista come Tancredi, che invece scrive belle cose. Sono due volte che lo buttano fuori da Sanremo, è una vergogna!

 

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Magari potreste pensare ad un duetto da portare a Sanremo 2026…

Insieme ci divertiremmo tantissimo! A Sanremo ritornerei ma con un pezzo giusto, che arricchisce, con un bel testo. Mi piacerebbe che me lo scrivesse Achille Lauro.

Un attestato di stima importante…

Achille Lauro mi piace moltissimo, mi ricorda De Gregori, una voce soffiata, molto sexy, affascinante. Non mi è però piaciuta la sponsorizzazione per McDonalds, una scelta poco sensibile verso gli animali. In Veneto vedo gli allevamenti intensivi, so cosa soffrono gli animali. Achille, se vedessi come si fanno i cheesburger, non li mangeresti più!

Tornando a Sanremo, cosa ne pensa dell’ultimo festival, che ha segnato il ritorno alla conduzione di Carlo Conti?

Il suo è stato un festival meno prolisso e dedicato alle storie. Gli va il merito di averlo sintetizzato, dando spazio alle canzoni, però queste devono essere tutte belle, non solo qualcuna. Molti mi hanno annoiato tantissimo, vorrei sentire più qualità. Ci deve essere anche una varietà di generi: tranne quattro o cinque canzoni, erano tutte uguali. Il podio poi – (Olly, Lucio Corsi e Brunori SAS, ndr) – non mi è piaciuto. Avrei messo Achille Lauro, i Coma-Cose e Giorgia.

E delle artiste italiane che hanno conquistato la scena musicale e gli stadi negli ultimi anni – come Annalisa ed Elodie – cosa ci dice?

Annalisa ha una voce pazzesca, è l’erede di Mina, canta qualsiasi cosa. Di Elodie non dico né bene, né male. Dico solo che una cosa è essere erotici, un’altra cosa è essere porno. Ci sono anche i bambini davanti alla tv e vanno rispettati nella loro ingenuità. Quando io ho scritto ‘il Kobra non è un serpente’, tutti i bambini la cantavano, senza malizia. Non è naturale mimare altre cose. Ci vuole rispetto, che abbiamo perso. Se si va oltre, non è più rispetto ma violenza.

C‘è invece, ad oggi, un artista che vede come suo erede e che in futuro potrà essere il nuovo o la nuova antidiva?

Margherita Carducci (Ditonellapiega) e Veronica Lucchesi de La Rappresentante di Lista possono prendere il mio scettro. Sono due grandissime artiste. Anche Emma mi piace molto: una cantante rock, che deve continuare a cantare rock, non quello che va di moda al momento, ma ciò che lei vuole.

Cambiamo registro: parliamo di Ora o mai più. Com’è stata l’esperienza da giurata e coach nell’ultima edizione?

È stata un’esperienza che mi è piaciuta. Certo, c’erano delle cose giuste ed altre meno. La giuria giusta, almeno fino a Raf, Alex Britti, Riccardo Fogli e Patty Pravo. Rita Pavone e Gigliola Cinquetti centravano, invece, come i cavoli a merenda!

Perché lo dice?

Quando tu stai per riportare un cantante alla ribalta non rompi con le tue storie personali. In quel caso, non stiamo parlando di te ma di un artista che devi aiutare a ritrovare il successo. La metodica del ‘io ho fatto’ non centra più, gli altri non lo facevano. Io spesso perdevo la pazienza con Rita Pavone.

Ha apprezzato il suo abbinamento con Carlotta?

Il mio preferito era Matteo Amantia, speravo infatti di collaborare con lui. Mi hanno dato invece Carlotta, ed ero costretta ad abbassare sempre una tonalità. Con Amantia avevo già una lista di brani in mente: avremmo cantato i Beatles, i Greenday, invece è andato ad Alex Britti. Carlotta era perfetta per lui, avrebbe anche potuto vincere.

Apriamo il capitolo amore. La sua relazione con Claudio Rego dura ormai da 50 anni. Qual è il segreto di un sentimento così longevo, soprattutto quando si è anche colleghi oltre che compagni di vita?

Il segreto del nostro amore? Io e Claudio Rego abitiamo in una grossa casa (ride, ndr). La verità è che le baruffe non mancano, soprattutto durante le prove di un concerto o per le scalette. Lui è molto più rigido, però alla fine mi chiede scusa. Sa come prendermi, e poi la nostra vita è piena di incontri romantici. A fine tournèe, l’anno scorso ad Ottobre, siamo partiti 10 giorni a Lisbona. Una volta mi ha fatto trovare un biglietto per la Provenza, molto romantico.

E prima di Claudio, c’è stato qualcuno che l’ha fatta innamorare?

Ero innamorata di Elton John. Parliamo dell’81-82, lui sposò una tedesca e ci rimasi malissimo. Ora è sposato con David Furnish. Volevo dirgli che quella volta che mi mollò con George Michael, io volevo uscire con lui. Lui mi guardava come la ragazzina fan, famosa in Italia, che gli rompeva le scatole. Peccato!

L’8 luglio sarà un giorno speciale per lei: compirà 70 anni. Ha già pensato a come festeggiarlo?

Non ci sarò per nessuno. Solo per i miei tre cani e Claudio, poi il giorno dopo per tutti. L’8 Luglio sarà come un lockdown.

Tags: Donatella RettoreProtagonisti di Spettacolo, Gossip, Musica

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