Piersilvio Berlusconi si prepara a ereditare il ruolo politico del padre, come nuovo leader moderato contro Giorgia Meloni
Benvenuto, Piersilvio! Al momento giusto, con tempismo studiato, la famiglia Berlusconi “is back”. La scena politica, dalla quale non è mai uscita per motivi plurimi (tra cui le fideiussioni personali che tengono viva Forza Italia), sta per diventare il palcoscenico di un nuovo show. Diverso, più moderno, ma con gli stessi prodromi della storia paterna.
Anche papà Silvio iniziò la sua carriera preoccupato che i moderati non avessero un degno rappresentante. Che non bastassero gli eredi della Dc a fermare, all’epoca, gli ex comunisti. Anche lui fece piccoli passi, con annunci mirati, prima di bere l’amaro calice. All’epoca, l’inadeguato esponente centrista era Mario Segni, ritenuto non in condizione di vincere. Oggi tocca a Tajani. Uomo essenziale, lo ha definito Piersilvio, e purtroppo insufficiente. Così come i suoi prodi scudieri, a partire da Gasparri.
Eppure le liste le hanno fatte loro, in famiglia, e sulla linea politica sia Marina che il fratello si sono espressi in più occasioni. Oggi è il caso dello ius scholae, ritenuto (con una giravolta) non più attuale e quindi inutile. E non sono mancati gli elogi alla Meloni, come di prammatica. Abbracciare, comprendere, accogliere, ma guidare e governare. Questo è il mantra di famiglia, così come l’ambizione a essere protagonisti per stato di necessità, non per propria gloria.
Va detto che, nell’attuale scenario, Piersilvio, amatissimo dal popolo della tv che conosce come le sue tasche, è effettivamente l’unico antagonista credibile a Giorgia Meloni. Che mai potrebbe opporsi a una discesa in campo alla guida del partito del padre. E l’operazione consentirebbe di limitare i sovranisti che, dal declino di Silvio, si sono impadroniti del centrodestra.
Non è un caso, a ben vedere, la trasformazione delle reti Mediaset in un contenitore più evoluto e “giovane”, sempre più dedicato all’informazione (e quindi a costruire l’opinione) e sempre meno emettitore seriale di prodotti a basso costo provenienti dalla Turchia. I nuovi palinsesti sono intrinsecamente politici e dedicati all’attualità, centristi ed ecumenici, ma solidamente ancorati a principi solidi che rifuggono il trash e l’inopportuno.
Tra due anni, nel 2027, avranno sicuramente messo in campo una narrazione nuova e più coerente con la visione di Piersilvio e avranno creato quel pathos da attesa di cui ogni candidatura vincente ha bisogno. Non va dimenticato che, a breve, Mediaset concluderà un’operazione di acquisizione che la renderà più forte in Europa e questo produrrà un effetto domino in termini di influenza.
Sono finiti i tempi in cui erano i tycoon della tv a essere un problema. Anzi, oggi uno come Piersilvio può essere la speranza dei moderati di contare di nuovo nel Paese e, chissà, in Europa. Perciò la sua marcia appare iniziata “suo malgrado” e l’amaro calice si avvicina sempre più alle sue labbra.
Sa di essere in qualche modo destinato a dare una risposta ai tanti che lo vedono alla guida del partito e sa anche di avere un debito con il destino che porta nel nome, oltre che nel cognome. Ora più che mai, la sua presenza sulla scena politica appare incombente ed a tratti necessaria, per l’assenza di interpreti capaci di dare una giusta rappresentanza al centro.
Uno scenario che sta per diventare perfetto. Mancano due anni alle elezioni e lui, come ha ricordato, tra due anni avrà gli stessi anni del padre quando si candidò la prima volta. Troppe coincidenze per non avere sospetti, troppe convenienze per non cogliere l’occasione. Piersilvio c’è, che l’ammetta o meno, che sia “menomale” o purtroppo, staremo a vederlo.
