Il presidente polacco Nawrocki ha chiesto nuovamente giustizia a Zelensky per il massacro di Volinia: la storia dei 100mila polacchi uccisi e dimenticati
Com’era facilmente intuibile, il neoeletto presidente della Polonia Karol Nawrocki in occasione delle commemorazioni pubbliche per il massacro di Volinia – ci torneremo a breve – è tornato a incalzare l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky affinché riconosca i gravissimi crimini commessi dall’Ucraina durante la Seconda guerra mondiale e conceda, dopo decenni di richieste inascoltate, l’esumazione e la restituzione delle vittime di quella durissima pagina della storia moderna.
Per capire meglio lo “scontro” tra Nawrocki e Zelensky è bene fare un passo indietro fino alla Seconda guerra mondiale per ricordare che all’epoca l’Ucraina era fortemente legata agli ideali fascisti: guidata nella sua area occidentale slegata dall’URSS dall’Organizzazione dei nazionalisti ucraini, si rese nel 1934 protagonista dell’omicidio del ministro polacco Bronisław Pieracki e nel 1941 fondarono l’autoproclamato Stato ucraino indipendente a Leopoli.
Nel 1942, poi, a Volinia fu fondato l’Esercito insurrezionale ucraino – vicinissimo alle frange più apertamente fasciste dell’Organizzazione dei nazionalisti – schierato con la Germania nazista e parte attiva degli stermini degli ebrei perpetrata a partire dal 1943: stermini che non risparmiarono neppure la popolazione polacca che risiedeva nel territorio dell’allora Ucraina e quell’estate 99 città furono rastrellate, causando – si stima – la morte di 100mila polacchi, poi sepolti in fosse comuni e dimenticati.
Nawrocki incalza nuovamente Zelensky: “Solo con la verità su Volinia potremo riconciliarci”
Nawrocki durante la sua campagna elettore ha puntato in diverse occasioni il dito contro l’Ucraina, chiedendo che si assumesse le sue responsabilità per quanto accaduto a Volinia: non a caso, l’attuale presidente polacco è il fondatore e capo dell’Istituto della Memoria Nazionale che da anni si batte per chiedere la restituzione di quei 100mila corpi brutalmente massacrati affinché possano avere una degna sepoltura in territorio polacco.

Il tema di Volinia, negli anni, è diventato più volte oggetto di scontro con l’Ucraina e Zelensky che hanno sempre rigettato le richieste polacche: già durante la campagna elettorale, Nawrocki aveva più volte incalzato l’omologo ucraino e si era detto contrario al suo percorso di adesione all’UE e alla NATO, citando come discrimine il fatto che non abbia mai riconosciuto gli errori dei suoi predecessori e non abbia mai dato giustizia alle vittime di Volinia.
Dal conto suo, dopo quegli attacchi da parte di Nawrocki, Zelensky l’aveva criticato durante una visita ufficiale che si era tenuta proprio in occasione di una visita a Varsavia; mentre dell’argomento non si era più parlato fino allo scorso 11 luglio: in un post su Twitter, infatti, Nawrocki ha ricordato che “la vittime del genocidio di Volinia meritano una degna sepoltura e le famiglie sopravvissute hanno il diritto di pregare sulle tombe dei loro cari”, incalzando le “autorità ucraine [a] risolvere sistematicamente la questione dei permessi per la ricerca e l’esumazione delle vittime” con la precisazione che “la riconciliazione può basarsi solo sulla verità“.
11 lipca, jak co roku, wspominamy Polaków pomordowanych przez ukraińskich nacjonalistów w ramach Zbrodni Wołyńskiej.
Krwawa niedziela, 11 lipca 1943 r. symbolizuje apogeum okrucieństwa zbrodniarzy z UPA. Dla nas Polaków ten dzień to czas refleksji i modlitwy, wspomnienia…
— Karol Nawrocki (@NawrockiKn) July 11, 2025
