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Home » Educazione » Maturità » SCUOLA/ “Mettersi in gioco e dare il meglio (sempre) è la vera ‘maturità’ che ci è richiesta”

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SCUOLA/ “Mettersi in gioco e dare il meglio (sempre) è la vera ‘maturità’ che ci è richiesta”

Filippo Forlivesi
Pubblicato 18 Luglio 2025
Esame di maturità, un momento dell'orale (Ansa)

Esame di maturità, un momento dell'orale (Ansa)

L'esame di maturità è migliorabile ma ha ancora un senso. Le prove, anche l'orale, vanno affrontate, non scansate in modo opportunistico

Gentile direttore,
sono un docente di scuola secondaria di secondo grado e ho letto con attenzione gli articoli sui ragazzi che si sono rifiutati di svolgere il colloquio all’esame di maturità. Sulla base della mia pluriennale esperienza di educatore e di insegnante, mi sento di dire che non condivido assolutamente le argomentazioni di chi ha in qualche modo difeso e giustificato il gesto di quei ragazzi. È un gesto che, a mio parere, non c’entra nulla con la protesta e la ribellione contro la scuola ma sembra dettato, piuttosto, da ragioni opportunistiche.


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Questi ragazzi avrebbero compiuto lo stesso gesto se, facendolo, avessero seriamente rischiato di essere bocciati? Penso proprio di no. Il messaggio che arriva da ciò che è successo è profondamente diseducativo e il fatto che la normativa lo abbia in qualche modo permesso è una falla nell’ordinamento a cui bisogna al più presto rimediare.


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Sono pienamente d’accordo con il ministro Valditara, che ha annunciato modifiche normative a questo riguardo per evitare che si ripetano episodi simili. Penso che sia profondamente sbagliato che i ragazzi, come anche gli adulti, per un malinteso senso di ribellione, si sottraggano alle circostanze che la vita gli pone davanti.

È solo vivendo intensamente il reale, cioè tutto ciò che la vita ci chiede di affrontare, che si può crescere e fare esperienze che potranno poi farci diventare persone più mature e responsabili verso di sé e verso gli altri. Il grande educatore don Luigi Giussani diceva che “le circostanze per cui Dio ci fa passare sono fattore essenziale e non secondario della nostra vocazione”.


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La vera ribellione non è certo cercare di evitare le circostanze che siamo chiamati a vivere, bensì affrontarle, anche se non ci piacciono, con un atteggiamento costruttivo e uno sguardo pieno di positività. Uno sguardo, cioè, che sia in grado di valorizzare anche la più piccola briciola di verità che troviamo sulla nostra strada.

Sulla base della mia personale esperienza, posso dire che non è assolutamente vero che l’esame di maturità è inutile. Ho fatto il commissario esterno diverse volte, compreso quest’anno, e posso dire con certezza che ogni volta è stata un’esperienza che mi ha arricchito umanamente e professionalmente.

Ma, cosa ancora più importante, posso dire che è stata un’esperienza positiva per tantissimi ragazzi che ho visto impegnarsi con sacrificio e senso di responsabilità nell’affrontare le prove d’esame. Dalle prove non si scappa, si affrontano. Questo è un grande insegnamento che può dare l’esame di Stato ed è un insegnamento che è certamente decisivo nella vita.

Durante i colloqui d’esame ciò che più mi ha colpito, come educatore e come insegnante, è stata la passione con cui tanti candidati hanno esposto quanto hanno appreso durante il percorso scolastico. Ho visto che in molti di loro il percorso svolto ha fatto germogliare un seme di vocazione riguardo al proprio futuro lavorativo.

Ho intravisto nei loro occhi una commossa gratitudine nei confronti dei loro insegnanti per averli guidati nella scoperta di una strada per la propria realizzazione. Ho visto ragazzi in ansia prima di entrare a sostenere il colloquio ma poi contenti, e a volte anche orgogliosi, di poter dimostrare quanto hanno appreso, anzi meglio, quanto sono maturati durante il percorso scolastico.

Ho visto ragazzi desiderosi di affrontare nuove avventure nella vita ma anche con una certa dose di nostalgia nei confronti del percorso che stavano concludendo. Ho visto, da parte della maggior parte dei ragazzi che hanno sostenuto l’esame, un senso di gratitudine nei confronti della scuola unito alla soddisfazione per aver affrontato le prove d’esame.

Non è vero che nella scuola non ci sono insegnanti attenti ai bisogni educativi dei ragazzi. Posso assicurare, sulla base della mia esperienza di più di venti anni di insegnamento, che nella scuola ci sono tanti docenti che svolgono il proprio lavoro con professionalità, passione e sacrificio, avendo come obiettivo primario il bene dei propri alunni.

Al termine di un colloquio d’esame una ragazza, uscendo dalla porta dell’aula, si è voltata di nuovo verso la commissione, dopo che aveva già salutato i commissari, e, fissando una sua docente con uno sguardo intenso e pieno di commossa gratitudine, le ha detto: “non la dimenticherò”.

Queste parole mi sono rimaste scolpite nella memoria perché questo è il compito della scuola e di ogni ambiente educativo: lasciare un segno positivo nella vita dei ragazzi, avendo un grande rispetto per la loro libertà. E il modo migliore per fare questo è testimoniare ai ragazzi uno sguardo positivo sulla realtà. Non è vero che l’esame di Stato (o di maturità, termine che preferisco) è inutile.

Esso è l’occasione per i ragazzi di mettersi in gioco e di dare il meglio di sé in delle prove in cui possono riflettere sul percorso fatto, prendere coscienza dei propri talenti e proiettarsi verso una nuova tappa del cammino della vita. Sicuramente le modalità dell’esame possono e debbono essere migliorate, ma il suo scopo educativo rimane ancora oggi pienamente intatto.

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Tags: Giuseppe ValditaraProve maturità

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