Chi sono Marco e Franco Mottola, indagati per l'omicidio di Serena Mollicone: cosa c'entrano con la morte della 18enne di Arce
Tra i nomi – giustamente – più discussi che gravitano attorno all’omicidio di Serena Mollicone (questa sera protagonista di Dark Lines) ci sono sicuramente quelli di Franco e Marco Mottola, rispettivamente padre e figlio attualmente indagati – per la seconda volta – per quello passato alla storia della cronaca italiana come “Delitto di Arce”, irrisolto dal 2001 e che presto potrebbe arrivare alla giustizia che la 18enne merita e che non è mai riuscita a ottenere.
Prima di arrivare ai Mottola, è utile tornare proprio al 2001 per ricordare (pur brevemente, rimandandovi all’approfondimento che abbiamo pubblicato poco fa) cos’è successo a Serena Mollicone: sparita misteriosamente nel nulla il primo gennaio di quell’anno, fu trovata abbandonata in un boschetto alle porte di Arce con le mani e i piedi legati da un filo di ferro e un sacchetto sopra alla testa, senza tracce che potessero rimandare al responsabile dell’omicidio.
I depistaggi furono molti, ma il dettaglio più rilevante è che in quei giorni il proprietario di una carrozzeria – Carmine Belli – raccontò di aver visto la mattina della sparizione Serena Mollicone che litigava con un ragazzo biondo, a lungo rimasto del tutto anonimo (o meglio, volontariamente ignorato) e individuato solamente dopo il suicidio dell’ex carabiniere Santino Tuzi all’indomani della sua confessione sul fatto che la 18enne quella mattina entrò nella caserma dei Carabinieri di Arce.
Chi sono i Mottola e cosa c’entrano con l’omicidio di Serena Mollicone: il primo processo, l’assoluzione e la Cassazione
Proprio Tuzi, infatti, permise di riconoscere nel “ragazzo biondo” descritto da Belli il figlio – ovvero Marco – dell’allora maresciallo dell’Arma Franco Mottola, noto sia ai residenti di Arce che agli stessi militari per alcuni precedenti collegati alla droga e allo spaccio: i due furono ovviamente indagati con l’idea che quel giorno la 18nne effettivamente entrò in caserma per poi non uscirne più; almeno non sulle sue gambe o non da viva.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Mollicone avrebbe voluto denunciare Marco Mottola per il suo spaccio di droga e proprio per questa ragione si recò in caserma: lì, però, fu sorpresa dallo stesso Marco con il quale iniziò un alterco che culminò con una spinta che fece sbattere violentemente la testa della ragazza contro una porta (poi peraltro sequestrata e finita agli atti); mentre il padre Franco avrebbe aiutato nel trasporto del corpo fino al boschetto, ben distante dalla caserma e dalla carrozzeria di Belli.
Sia Marco che Franco Mottola – peraltro assieme alla moglie di quest’ultimo, Annamaria – finirono già a processo la prima volta nel 2020 ma dopo una lunghissima battaglia legale (nella quale si sono sempre e comunque professati innocenti) sono stati assolti in primo e secondo grado di giudizio: a invertire la sentenza ci ha pensato la Cassazione, che ha rinviato il fascicolo alla Corte d’Appello che ha fissato la prima udienza del processo bis a loro carico per il prossimo ottobre.