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Home » Food » DAZI USA E AGROALIMENTARE/ Allarme Coldiretti: “Subito un piano straordinario Ue per salvare le imprese”

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  • Economia UE

DAZI USA E AGROALIMENTARE/ Allarme Coldiretti: “Subito un piano straordinario Ue per salvare le imprese”

Int. David Granieri
Pubblicato 29 Luglio 2025
David Granieri, vice Presidente Coldiretti (Foto: ANSA)

David Granieri, vice Presidente Coldiretti (Foto: ANSA)

In attesa di sapere a quali prodotti verranno applicati dazi a zero gli agricoltori chiedono a Bruxelles sostegno immediato alle esportazioni

Dazi al 30% per l’agroalimentare italiano avrebbero significato un danno da 2,3 miliardi. Ma anche il 15%, al quale si aggiunge la svalutazione del dollaro, non è poco per un comparto che nel 2024 ha fatto 7,8 miliardi di export grazie a consumatori stelle e strisce. In attesa di sapere quali saranno i prodotti a dazio zero (con il vino in pole position), le aziende del settore, annuncia David Granieri, vicepresidente Coldiretti, chiedono a Bruxelles un piano straordinario per sostenere le esportazioni e le società particolarmente penalizzate dalle tariffe trumpiane, ma anche una vigilanza sui falsi prodotti italiani che rischiano di invadere il mercato americano.


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L’agricoltura italiana può sopportare il peso dei dazi USA al 15%: l’accordo Trump-Von der Leyen scongiura il peggio o rappresenta comunque un grosso problema? È già stato stimato il possibile danno per le nostre aziende?

L’accordo raggiunto tra Europa e Usa rappresenta un passo avanti rispetto alla minaccia iniziale di un dazio al 30%, che avrebbe generato un danno stimato in circa 2,3 miliardi per i consumatori americani e per le nostre aziende, ma resta comunque una misura che rischia di penalizzare il nostro agroalimentare soprattutto in alcuni comparti. Aspettiamo di conoscere bene i dettagli dell’accordo, tenendo anche presente l’incidenza che avrà la svalutazione del dollaro. Sicuramente bisognerà prevedere adeguate compensazioni per alcuni settori da parte dell’Europa e vediamo anche quali prodotti riguarderanno i dazi a zero, che ci auguriamo possano interessare il vino, che altrimenti sarebbe pesantemente penalizzato. Il mercato USA è troppo importante per mollare la presa.


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Quanto conta il mercato americano per la nostra agricoltura? Trump ha spesso chiesto reciprocità per l’accesso di prodotti USA al mercato europeo: c’è la possibilità che si vada verso questa direzione?

Gli Stati Uniti sono il primo mercato extraeuropeo per il cibo Made in Italy, con oltre 7,8 miliardi di euro di export nel 2024 e quest’anno avevamo l’obiettivo di raggiungere i 9 miliardi. È quindi un mercato importante e strategico a cui non dobbiamo rinunciare. Quanto alla reciprocità, Coldiretti la chiede da tempo, ma a condizione che sia reale e non a senso unico: i prodotti che entrano in Europa devono rispettare gli stessi standard qualitativi, sanitari e ambientali imposti ai nostri agricoltori.


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No a carni con ormoni o a OGM non autorizzati: la reciprocità non può tradursi in un abbassamento delle tutele per i cittadini europei. È fondamentale che l’Unione Europea continui a difendere con fermezza il sistema delle Indicazioni Geografiche, che rappresentano una garanzia di qualità e origine e un presidio culturale ed economico del nostro cibo.

Nell’intesa sono previsti comunque dei prodotti a dazio zero, sono già stati individuati? Quali sarebbe meglio che fossero per l’agricoltura italiana? E quali sono i settori del comparto agricolo più danneggiati dall’accordo?

Non conosciamo ancora quali siano i prodotti a dazio zero, da quello che sappiamo ora si sta lavorando proprio su questo. Sicuramente uno dei prodotti più a rischio con i dazi è il vino. Il settore vinicolo da solo vale 1,8 miliardi di euro di export verso gli Usa, è un settore che va preservato e ci auguriamo che la Commissione Ue lavori per farlo rientrare nella lista dei prodotti a dazio zero.

Ora c’è bisogno che la UE o comunque le istituzioni sostengano le aziende agricole per aiutarle a sopportare il peso dei dazi e della svalutazione del dollaro?

Assolutamente sì. Serve un piano straordinario europeo di sostegno alle esportazioni agroalimentari, che comprenda compensazioni per le aziende penalizzate, ma anche interventi sul credito, promozione e logistica. La svalutazione del dollaro rende più costosi i nostri prodotti sul mercato americano: è una doppia penalizzazione che va affrontata con strumenti rapidi ed efficaci.

L’imposizione di tariffe più alte può aiutare la concorrenza del falso made in Italy, particolarmente presente sul mercato americano? Bisogna rafforzare la vigilanza su questo?

Il rischio è proprio questo: dazi più alti sui prodotti autentici italiani possono favorire la diffusione del cosiddetto “Italian sounding”, ovvero quei prodotti che usano nomi, immagini o colori italiani senza esserlo. È indispensabile che l’UE rafforzi i controlli doganali e avvii una campagna forte a tutela delle indicazioni geografiche e delle denominazioni protette. Coldiretti continuerà a denunciare le truffe e a sostenere la vera identità del Made in Italy.

Ora l’agroalimentare italiano deve trovare anche nuovi mercati? Quali potrebbero essere e di quale sostegno hanno bisogno le aziende per potersi sviluppare in questo senso?

Ribadiamo che prima di tutto è importante non perdere un mercato strategico come quello degli Stati Uniti, poi certamente è fondamentale trovare nuovi mercati con strategie condivise. Le aziende italiane hanno bisogno di sostegno concreto all’internazionalizzazione, semplificazione burocratica, investimenti in logistica e una diplomazia commerciale attiva. Dobbiamo accompagnare le imprese nei mercati emergenti, ma senza perdere il presidio di quelli maturi come gli Stati Uniti.

(Paolo Rossetti)

 

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Tags: DaziUrsula Von Der LeyenDonald TrumpEconomia USA

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