Difesa a Leonardo, veicoli commerciali a Tata: l’India si prende una parte di IVECO venduta mentre compie 50 anni. Un’occasione persa per l’Italia
Iveco Group divisa in due: la parte Defence a Leonardo, quella che riguarda i veicoli commerciali invece agli indiani di Tata Motors. Un’operazione da 5,5 miliardi di euro che, a dir la verità, almeno per quanto riguarda la produzione di camion e furgoni, rappresenta un fulmine a ciel sereno. Che Exor volesse cedere Iveco Defence, spiega Pierluigi Bonora, giornalista de Il Giornale ed esperto del settore automobilistico, era noto; che volesse fare la stessa cosa con l’altra parte del gruppo, no.
Anche perché Iveco Group festeggia i 50 anni di presenza sul mercato. Quando si tratta di business, evidentemente, questi aspetti non contano, anche se in generale stona che proprio al mezzo secolo di vita si cambi pagina così velocemente. I nuovi proprietari hanno dato rassicurazioni sul futuro delle aziende, ma Leonardo valuterà possibili sviluppi con il partner tedesco Rheinmetall. Il futuro, insomma, è tutto da scrivere. L’unica cosa certa è che l’Italia, almeno in parte, ha perso un altro dei marchi che caratterizzavano la sua industria.
Iveco divisa fra Leonardo e Tata: come è nata l’operazione?
La cessione di Iveco Difesa era nell’aria da tempo. Si era parlato di uno spin off in vista di questa operazione. Per quanto riguarda invece l’Iveco che produce camion, veicoli commerciali, bus, è stata una sorpresa, non se l’aspettava nessuno. Tutti si aspettavano che venisse venduta la parte che produce mezzi militari e invece è stato ceduto tutto il gruppo. La sorpresa riguarda anche il fatto che proprio quest’anno Iveco, come gruppo, celebra i 50 anni di attività.
Il regalo, però, probabilmente, è solo per gli azionisti che detengono il 27%, non certo per l’Italia, perché c’è un gioiello della nostra industria che va agli indiani. Tata Motors ha dato tutte le assicurazioni sulla sede di Torino, gli stabilimenti in Italia e 14 mila dipendenti, però la proprietà non è più italiana.
Un’operazione redditizia per Exor?
L’Iveco che produce camion e veicoli commerciali è stata ceduta per 3,8 miliardi di euro. C’è chi dice che è stata sottovalutata, perché a livello di motori e tecnologie è all’avanguardia: secondo alcuni esperti si poteva spuntare qualcosa di più sul prezzo. Iveco Defence, invece, è costata 1,7 miliardi.
La parte relativa alla difesa rimane in Italia, a Leonardo. Ci possiamo consolare?
C’erano anche altri pretendenti, ma l’ha spuntata Leonardo, l’azienda ora guidata dall’ex ministro Roberto Cingolani. Vedremo cosa succederà adesso: la società, infatti, verificherà con la sua partner Rheinmetall come valorizzare i veicoli pesanti. È di Leonardo, ma questo particolare pone una domanda sul suo futuro. Ci sono dei punti ancora da chiarire. Ufficialmente sono state date rassicurazioni su sedi (per Iveco Defence Bolzano) e dipendenti, bisognerà vedere i fatti.
Era un’operazione necessaria?
Exor ha fatto cassa, si è presa il 27% dei 5,5 miliardi della cessione. Nei mesi scorsi ha venduto anche il 4% della Ferrari, intascando 3 miliardi. Investono nel lusso, nelle griffe, nel settore della salute, nel medicale, anche nell’alta tecnologia. È una holding di investimenti.
Cosa significa l’arrivo degli imprenditori indiani in Italia?
Tra indiani e cinesi una proprietà vale l’altra. La situazione europea la conoscono tutti dal punto di vista industriale ed economico: siamo in una fase di grande difficoltà per colpa di norme assurde, di errori a livello politico, commessi con l’accondiscendenza dei top manager. Anche in passato c’era un bel rapporto tra Fiat e Tata Motors, i cui manager venivano al Salone di Ginevra. Era stata creata una joint venture con Fiat che produceva automobili in India: adesso credo fornisca ancora i motori.
Tata Motors è proprietaria di Jaguar e Land Rover, che ha rilevato lasciando l’headquarter in Gran Bretagna. Ha commesso degli errori puntando tutto sull’elettrico, stravolgendo un po’ il DNA dei marchi, soprattutto di Jaguar, e le vendite sono calate. Comunque, ha lasciato fare ai dirigenti, ha avuto rispetto, controllando solo il valore finanziario delle società.
Tata è entrata in un mercato molto specifico, vorrebbe portare in Europa anche la produzione delle sue auto?
In India produce auto, con il business Iveco vuole diventare un player globale a livello di produzione. Come vetture in Europa è presente come marchi con Jaguar e Land Rover e qualche tempo fa ha portato le sue macchine nel vecchio continente, ma non ha sfondato. Non credo abbia velleità di produzione delle auto in Europa. Il sindacalista della Uilm Rocco Palombella ha sottolineato che Tata Motors non ha impianti produttivi in Europa e questo evita il rischio di sovrapposizioni. Problema che, invece, Stellantis deve affrontare a causa della sovrapposizione di modelli italiani e francesi.
Il risultato, comunque, è che la nostra industria ha perso un altro pezzo.
Sì, ha perso un gioiello: lo conserva dal punto di vista produttivo, delle sedi, ma la proprietà è passata agli indiani. Purtroppo non è l’unico gioiello che abbiamo perso, è successo anche in altri settori: guardiamo la moda. Gli ex manager di Iveco non l’hanno presa bene, pensavano di poter tenere tutto in Italia valorizzando l’attività.
(Paolo Rossetti)
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