Chi erano Mario D'Aleo, Giuseppe Bommarito e Pietro Morici: i tre carabinieri uccisi in un agguato di Cosa Nostra a Palermo nel 1983
Andrà nella serata di oggi – lunedì 11 agosto 2025 – la puntata della trasmissione di Emilia Brandi Cose Nostre intitolata “La strage dimenticata”, dedicata al triplice omicidio che nella Palermo di Cosa Nostra costò la vita ai carabinieri Mario D’Aleo, Giuseppe Bommarito e Pietro Morici, uccisi in un agguato che fin da subito apparve a stampo mafioso; mentre ci vollero circa 25 anni per arrivare ai nomi degli effettivi mandati ed esecutori del triplice omicidio.
Partendo proprio da qui – e poi arriveremo anche alle biografie dei tre carabinieri -, è utile ricordare che Mario D’Aleo, Giuseppe Bommarito e Pietro Morici furono uccisi il 13 giugno del 1983: quel giorno, precisamente in via Cristoforo Scobar dove viveva l’allora fidanzata del capitano D’Aleo, quest’ultimo fu raggiunto da tre sicari di Cosa Nostra che lo freddarono sul colpo senza lasciargli neppure il tempo di reagire; mentre poco dopo anche l’appuntato Bommarito e l’autista Morici fuono uccisi con le medesime modalità dagli stessi sicari, in modo da non lasciare alcuna traccia.
Come dicevamo prima, il triplice omicidio è rimasto a lungo irrisolto tra i tantissimi casi simili imputati teoricamente alle cosche di Cosa Nostra: per arrivare a una svolta si dovette attendere l’arresto e il pentimento di Francesco Paolo Anzelmo che raccontò di essere alla guida dell’auto che portò in via Scobar Michelangelo La Barbera, Salvatore Biondino e Domenico Ganci che – a loro volta – freddarono i tre carabinieri; mentre i mandati furono riconosciuti nei vertici di Cosa Nostra, tra Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Giuseppe Farinella e Nenè Geraci.
Chi erano Mario D’Aleo, Giuseppe Bommarito e Pietro Morici: i tre carabinieri uccisi a Palermo da Cosa Nostra
Al di là dell’omicidio, vale la pena spendere un paio di parole per gli eroici carabinieri, partendo proprio da Mario D’Aleo, obbiettivo designato dell’agguato: all’epoca dei fatti appena 29enne, era entrato nel corpo dei carabinieri nel 1973 diventando nell’arco di un paio di anni sottotenente e poi – nel 1980 – tenente; mentre nel 1982 fu promosso a Capitano dopo l’omicidio di Emanuele Basile, continuando la lotta avviata da quest’ultimo contro Cosa Nostra che lo portò a indagare per favoreggiamento Giovanni Brusca.

Giuseppe Bommarito, invece, era nato nel 1944 (aveva 39 anni quando morì) e si era arruolato nel 1964 i qualità di ausiliario, riuscendo – dopo una breve parentesi a Torino – a ottenere il trasferimento nella “sua” Sicilia nel 1965, per poi finire nella squadra capitanata da Basile nel 1970 prendendo parte a quelle indagini che costarono la vita a lui e a tutti e due i capitani per cui aveva prestato servizio; mente Pietro Morici era il più giovane dei tre, ucciso a 27 anni dopo una breve carriera nell’Arma iniziata nel 1975 e culminata – l’anno successivo – nel ruolo di autista per Basile, poi confermato anche dal successore D’Aleo.
