In Repubblica Ceca crescono i consensi per Andrej Babis: l'ex premier porebbe ridurre a zero il supporto all'Ucraina e avvicinarsi a Orban
Con l’avvicinarsi delle elezioni in Repubblica Ceca – fissate per il primo fine settimana di ottobre -, sembra ormai quasi una certezza che al potere tornerà l’ex premier Andrej Babis in carica tra il 2017 e il 2021: a dirlo sono la quasi totalità dei sondaggi con un punto che (se confermato) farebbe probabilmente perdere all’Ucraina uno dei suoi principali sostenitori dal punto di vista militare; aprendo – peraltro – a nuove alleanze sul suolo dell’Unione Europea, sempre più spostata verso la destra definita “sovranista”.
Partendo proprio dai sondaggi, è interessante notare che attualmente il partito ANO (in ceco “Azione dei Cittadini Insoddisfatti”) guidato da Andrej Babis sembra viaggiare sull’ordine del 31,5% delle preferenze, riscuotendo anche un discreto successo (25%) tra i giovani elettori della Repubblica Ceca sotto i 29 anni d’età; mentre l’attuale formazione al potere, raccolta sotto l’egide comune della coalizione SPOLU (formata dai partiti di centrodestra ODS, TOP 90 e KDU-CSL) capitanata da Petr Pavel, è sotto il 21% di preferenze, con un calo di oltre 7 punti percentuali rispetto alle ultime elezioni.

Al contempo, nei sondaggi della Repubblica Ceca trova un discreto posto anche l’SPD (Libertà e Democrazia Diretta, questo di estrema destra) che conquisterebbe circa il 13,8% di voti, superando di poco meno di 3 punti i centristi di Sindaci e Indipendenti (o STAN); mentre il Partito Pirata della Repubblica Ceca supera di poco l’8% delle preferenze, di poco superiori al 7,5% dell’unico partito di sinistra che entrerebbe al governo, ovvero la coalizione Stačilo.
La Repubblica Ceca verso l’elezione di Andrej Babis: cosa cambierebbe per l’Ucraina e l’Unione Europea
Insomma, se i numeri dei sondaggi in Repubblica Ceca fossero confermati anche alle urne – e tutto sembra confermare che saranno proprio questi i dati che emergeranno in sede elettorale – il prossimo presidente sarà proprio Andrej Babis con un buon margine di successo sugli avversari, ma anche piuttosto distante da una maggioranza che si possa dire “solida”; con l’ovvia necessità di trovare una coalizione tra i partiti minori coinvolti nella corsa elettorale.
Se tutto dovesse andare secondo questo copione, i commentatori ritengono che a pagarne le maggiori conseguenze sarebbe soprattutto l’Ucraina: sotto la presidenza di Pavel, infatti, Praga è diventata una delle principali fornitrici di armamenti per Kiev, contribuendo con qualcosa come 1,5 milioni di proiettili allo sforzo bellico contro la Russia e accogliendo il maggior numero di rifugiati ucraini di tutto il resto dei paesi del blocco europeo.
Dal conto suo, invece, il probabile futuro presidente della Repubblica Ceca – appunto, Andrej Babis – si è sempre fortemente contrario agli aiuti concessi all’Ucraina, euroscettico, anti-Nato e fortemente allineato al presidente statunitense Donald Trump; mentre dal punto di vista europeo si tratterebbe di un importate cambiamento negli equilibri visto che Babis si è sempre detto molto vicino all’ungherese Viktor Orban (con il quale, peraltro, ha fondato anche il gruppo dei Patrioti europei) e allo slovacco Robert Fico, attualmente considerati – per così dire – “pecore nere” negli equilibri del Vecchio continente, assieme a Le Pen e Salvini.
