Il Segretario di Stato Rubio accusa Macron per il riconoscimento della Palestina: “così si ostacola la pace, Hamas legittimata a non firmare tregua”
I COLLOQUI CON HAMAS, IL RICONOSCIMENTO (FUTURO) DELLA PALESTINA E IL RUOLO DI MACRON: IL MONITO DI RUBIO
In una lunga intervista ad una emittente cattolica americana (la EWTN, Global Catholic Eternal Word Television Network) il Segretario di Stato americano, Marco Rubio, prende di petto la vicenda complessa del riconoscimento dello Stato di Palestina: mentre l’occupazione della Striscia di Gaza viene lanciata dal Governo di Israele tra le critiche aspre anche di mezzo mondo occidentale, gli Stati Uniti – che pure non hanno apprezzato l’all-in di Netanyahu sulla guerra in Medio Oriente – ritengono avventate le posizioni espresse da Francia e UK in merito al tema Palestina.
«I colloqui con Hamas sono falliti il giorno in cui Macron ha preso la decisione unilaterale di riconoscere lo Stato palestinese»: dire, come ha fatto il Presidente francese – subito seguito a ruota dal Premier inglese Starmer – che a settembre potrebbe arrivare lo storico riconoscimento dello Stato di Palestina qualora Israele non abbandoni subito l’occupazione di Gaza, è un problema non da poco per i colloqui indiretti con Israele e Hamas.

«Quei messaggi, sebbene in gran parte simbolici nella loro mente, in realtà hanno reso più difficile ottenere la pace e raggiungere un accordo con Hamas», rilancia ancora il Segretario di Stato americano, condividendo la posizione di mediazione interpretata dall’intera amministrazione Trump. Il ragionamento di Rubio è del resto assai logico, lato Israele: dire che senza un cessate il fuoco entro settembre si riconoscerà uno Stato palestinese, spianerebbe la strada alla sigla terrorista islamista. Se infatti fossi in Hamas, conclude Rubio, «concluderei sostanzialmente ‘se non c’è un cessate il fuoco saremo ricompensati”».
PIANO UE PER IL MEDIO ORIENTE BOCCIATO DAGLI STATES
Nella giornata di domani è convocata una riunione straordinaria dei Ministri degli Esteri europei con due punti soli all’ordine del giorno che impegnano però il Vecchio Continente (e non solo) ormai da anni: l’Ucraina, con l’imminente incontro fra Trump e Putin in Alaska, e il piano di occupazione di Gaza approvato dal Governo di Israele la scorsa settimana. Lo stallo diplomatico è tutt’altro che minimo, specie alcuni Paesi UE minacciano Israele di interrompere aiuti e forniture con anche il riconoscimento dello Stato di Palestina.
Già negli scorsi giorni dagli Stati Uniti era giunta perentoria la bocciatura del “piano di Macron sul futuro della Striscia assieme a quello della Cisgiordania: «riconoscere lo Stato della Palestina davanti all’ONU è una decisione sconsiderata», aveva già tuonato lo stesso Segretario di Stato Rubio prima dell’intervista di ieri. Un atto del genere infatti non farebbe che alimentare la «propaganda di Hamas», di fatto ostacolando la già difficile pace. Sarebbe inoltre, concluse l’amministrazione USA, un sonoro «schiaffo in faccia contro le vittime del 7 ottobre 2025».
Le 5 condizioni fissate stamane dall’intervento del Premier Netanyahu vengono ampiamente criticate dai vari emissari europei presso le Nazioni Unite, con Hamas che chiede ai rappresentanti ONU di bocciare il piano israeliano fermando l’operato del Governo: «continuano a dire bugie», con tutta la controversia che può significare una dichiarazione da una sigla terroristica che ha ideato l’attacco del 7 ottobre 2023 per uccidere civili e fermare gli Accordi di Abramo tra Paesi arabi e Israele.
“Talks with Hamas fell apart on the day Macron made the unilateral decision that he’s going to recognize the Palestinian state … So those messages, while largely symbolic in their minds, actually have made it harder to get peace and harder to achieve a deal with Hamas. ” —… pic.twitter.com/Xt74bu7umF
— Department of State (@StateDept) August 8, 2025
