Serbia, dietro gli scontri e le proteste c'è l'Occidente secondo il presidente Vucic. E teme un colpo di Stato: "Vogliono destabilizzarci"
Dietro le recenti proteste in Serbia c’è l’Occidente: è questa l’accusa mossa dal presidente Aleksandar Vucic, convinto che vi sia l’impronta inconfondibile di influenze esterne. Le dinamiche, secondo Vucic, ricordano le “rivoluzioni colorate” viste anche altrove, infatti parla di schemi che sono tutt’altro che nuovi nel panorama politico internazionale.
Per il leader serbo l’obiettivo delle forze straniere è quello di destabilizzare la Serbia. Ne ha parlato in diverse occasioni, anche nell’intervista a RTL, arrivando a dichiarare apertamente che le proteste siano organizzate dall’Occidente e che la polizia serba sia “estremamente paziente“, nonostante le immagini che mostrano brutali pestaggi di manifestanti in tutto il Paese negli ultimi giorni.

Le proteste antigovernative in Serbia si sono intensificate venerdì sera, con disordini che hanno riguardato diverse città, tra cui la capitale Belgrado, dove la polizia ha lanciato gas lacrimogeni contro i manifestanti e ha cercato di separare i gruppi rivali di protestanti. Ma le proteste in realtà vanno avanti da mesi, ben nove, ma finora erano state per lo più pacifici.
LA TEORIA DI ALEKSANDAR VUCIC
“La nostra economia sta crescendo più lentamente di quanto dovrebbe, a causa del comportamento irresponsabile di parte dell’élite politica e dei disordini provocati deliberatamente da alcuni attori. Ciò è in gran parte istigato dall’estero“, ha dichiarato Aleksandar Vucic a RTL.
COME SONO COMINCIATE LE PROTESTE IN SERBIA
Le proteste guidate dagli studenti sono iniziate nel novembre scorso dopo il crollo di parte del tetto esterno della stazione di Novi Sad, per il quale sono morte 16 persone: molti hanno attribuito la tragedia alla corruzione radicata e alla negligenza nei progetti infrastrutturali statali.
Come ricostruito dal Guardian, dalle veglie per le vittime si è passati alle manifestazioni di massa, con centinaia di migliaia di serbi che chiedevano un’indagine sulla tragedia e elezioni anticipate. Le proteste hanno portato alle dimissioni di Milos Vucevic, primo ministro al momento del disastro di Novi Sad, invece il presidente Vucic resta al potere, sebbene sia accusato di aver represso le libertà democratiche e di aver permesso il dilagare della corruzione.
