Come procede la trattativa per la sede del vertice Putin-Zelensky: tutti gli scenari, le posizioni di Trump e dei volenterosi. Il nodo delle garanzie
IL REBUS SEDE PER IL VERTICE PUTIN-ZELENSKY: DA MOSCA A BUDAPEST FINO A GINEVRA
Occorre non dimenticarsi mai che da 1274 giorni è in corso la guerra tra Russia e Ucraina e che qualsiasi ostacoli e/o ritardo nei negoziati di pace tra Kiev e Mosca sono giustamente da considerare, ma che restano un passo avanti enorme rispetto anche solo ad un mese fa quando le parti nemmeno ammettevano la possibilità di scendere a patti con il nemico. Il vertice in Alaska e poi il summit alla Casa Bianca coi volenterosi hanno permesso a Donald Trump di porre le basi per una possibile svolta imponente nel conflitto dopo più di tre anni e mezzo dall’invasione del Donbass.
Ora vengono però i nodi più spinosi, ovvero i termini dell’accordo che Putin e Zelensky potrebbero mettere in campo nell’ipotetico prossimo vertice entro fine agosto: le concessioni dei vari territori, il nodo delle garanzie e il futuro dell’assetto geopolitico, con ancora una profonda distanza tra le condizioni di Putin e le richieste di Zelensky, appoggiato dai “volenterosi UE”. A dividere per il momento vi è la scelta non da poco della sede per il summit Putin-Zelensky, che in linea di massima dovrebbe procedere il trilaterale con Trump coordinato nell’ultima telefonata tra Cremlino e Casa Bianca appena terminato il tour di incontri lo scorso lunedì 18 agosto.

Dopo una proposta “di circostanza” per la città di Mosca, subito rifiutata dall’Ucraina, sono emerse almeno altre tre proposte tutte in teoria praticabili: dalla capitale ungherese Budapest alla città svizzera per eccellenza sede storica della diplomazia, Ginevra, fino alla sempre valida proposta della Turchia con Istanbul. Le altre ipotesi, da Roma a Parigi, vengono considerate troppo schierate a favore di Kiev: i volenterosi avrebbero accettato però l’opzione svizzera (ieri il Sì anche italiano con il Ministro degli Esteri Tajani, ndr) con Ginevra che ha offerto a Putin l’immunità personale per evitare il mandato di cattura della Corte CPI che incomberebbe sul Presidente russo.
GARANZIE ALL’UCRAINA, LE POSIZIONI DI USA E UE IN ATTESA DI UN “SEGNALE” DALLA RUSSIA
Una volta che si dovesse trovare l’opzione giusta per la sede in cui organizzare l’incontro Putin-Zelensky, si andrà però nelle vicende ben più complicate e spinose per far terminare la guerra in Ucraina: la cessione del Donbass per intero, il tema NATO e la garanzie di sicurezza per il futuro del Paese attaccato da Mosca nel febbraio 2022. Trump e parte dei volenterosi (diciamo soprattutto l’Italia di Meloni e la Germania di Merz) sono certamente più ottimisti sull’esito dei negoziati, mentre la Francia di Macron assieme al Regno Unito di Starmer sono molto più scettici e ipotizzano l’invio di soldati “volenterosi” in Ucraina come deterrenza per aprire nuove escalation di guerra con la Russia.

Mosca lo ritiene un affronto e con questa condizione difficilmente sederebbe al tavolo delle trattative sia con Zelensky che con lo stesso Trump nel trilaterale: da qui l’opzione proposta da Meloni e valutata positivamente dalla Casa Bianca circa la possibilità di un meccanismo simile all’articolo 5 della NATO, con un iniziale possibile “semaforo verde” che arriverebbe anche dal Cremlino. «Sono in corso i preparativi per l’incontro tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky», ha fatto sapere ieri l’amministrazione Trump, sottolineando come le varie opzioni successive da discutere sulle garanzie sono tutte valide, tranne l’idea di inviare soldati che viene del tutto esclusa dagli Stati Uniti.
L’impressione è che proprio la posizione USA potrebbe essere determinante per fare da mediazione tra le diverse istanze di UE, Ucraina e Russia: una copertura aerea, o anche con droni (come si ipotizza oggi nei media americani) potrebbe essere il compromesso giusto per concedere una garanzia ottimale a Kiev senza però portare “boots on the ground” della NATO sul suolo ucraino, elemento considerato impossibile da accettare dal Presidente russo Vladimir Putin.
