Cosa succede in Ucraina e perché si è davanti all'ennesimo stallo: le accuse di Kiev e del Cremlino, con la mediazione attiva degli USA di Trump e Vance
LO STALLO IN UCRAINA E LE ACCUSE DEL GOVERNO ZELENSKY CONTRO IL CREMLINO: “NON VOGLIONO LA PACE”
Nella giornata in cui in Ucraina si celebra l’indipendenza dall’Unione Sovietica, lo stallo delle trattative sulla pace tiene banco a livello internazionale: al netto dei continui proclami di pace e cessate il fuoco che giungono dalla Chiesa di Papa Leone XIV (che oggi ha inviato anche una lettera al Presidente Zelensky), lo scontro a distanza tra Kiev e Mosca non accenna a terminare. Dalle colonne del “Corriere della Sera” è il Ministro dell’Interno Ihor Klymenko ad accusare il Presidente russo Vladimir Putin di non volere a nessun costo interrompere la guerra in Ucraina: «da Mosca continuo desiderio di proseguire nell’aggressione», e non accetterebbero mai il modello di articolo 5 della NATO.
Secondo il fidato Ministro di Zelensky, tra attacchi e sabotaggi lanciati da Mosca nei giorni dei vertici in Alaska e alla Casa Bianca si dimostrerebbe l’intento vero del Cremlino: 55mila attacchi contro strutture civili nel solo 2025, di fatto uno ogni 6 minuti, compresi durante i negoziati di pace, «Vogliono terrorizzare la cittadinanza, vogliono renderla esausta in modo che alla fine accetti una pace a qualunque prezzo», conclude Klymenko invitando la Casa Bianca a diffidare delle promesse fatte da Putin e Lavrov, il loro obiettivo secondo Kiev sarebbe quello di «distruggere il nostro Stato, facendo avanzare l’esercito per imporre la pace con posizione di forza».

LAVROV ATTACCA L’OCCIDENTE, LA CASA BIANCA PROVA A MEDIARE
La risposta della Russia, seppur indiretta, non tarda ad arrivare ed è sempre il Ministro degli Esteri moscovita a rendere pubblico il “pensiero” del leader Putin: «a Trump ha detto di essere pronto a proseguire i negoziati diretti Ucraina-Russia iniziati a Istanbul», e solo dopo potranno essere organizzati i colloqui tra i leader di massimo grado dei due Paesi in guerra.
Secondo il Ministro Lavrov il suggerimento dato dalla stessa delegazione russa è quella di proseguire con un nuovo round di negoziati in Turchia prima di portare allo stesso tavolo Putin e Zelensky: nel continuo “gioco” a modificare dichiarazioni e mosse diplomatiche in questi giorni, Lavrov ritiene che i veri detrattori del processo di pace siedono in Occidente. Dall’UE fino ai Paesi NATO, secondo il Cremlino, sarebbero d’accordo per «bloccare i negoziati sull’Ucraina e di sabotare il processo avviato da Putin e Trump».

Di contro dall’Ucraina si denuncia i tentativi della Russia di destabilizzare, cambiando posizioni e prendendo tempo per poter avanzare sul territorio in Donbass: è in questo contesto di forte stallo che in un’intervista alla NBC il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance svela la presenza di possibili passi avanti fatti dalla Russia sulle concessioni da fare per i territori non direttamente coinvolti in Luhansk e Donetsk (i due oblast ucraini del Donbass, ndr).
Secondo il n.2 della Casa Bianca in questi giorni ci sono stati «concessioni importanti a Donald Trump per la prima volta in tre anni e mezzo di guerra», precisando che Mosca sarebbe comunque flessibile su alcune «delle esigenze fondamentali». Resta ovviamente la necessità che Russia e Ucraina compiano entrambe sacrifici rispetto alle proprie richieste, elemento che finora non sembra affatto recepito dalle parti in conflitto.
