Sulla riforma pensioni 2026 l'intenzione è di utilizzare il TFR come rendita complementare, utile al raggiungimento della soglia minima.
Una delle scelte più plausibili e inseribili nella riforma pensioni 2026 potrebbe essere l’utilizzo del TFR come rendita. Anche Durigon si è detto positivo all’idea di usare il trattamento di fine rapporto come strumento utile al raggiungimento dell’assegno sociale.
Dopo la notizia sul possibile aumento dell’età pensionabile e lo stop da voler inserire in bilancio, il sottosegretario del lavoro si è impuntato a far prevalere il TFR come soluzione per ogni contribuente (vediamo in che modo).
Riforma pensioni 2026: il TFR come appoggio importante

Il tema centrale della riforma pensioni prevista per il 2026 è il TFR come strumento complementare per il raggiungimento della soglia minima per uscire dal lavoro (importo pari a 3 volte l’assegno sociale).
Per farlo ed espandere le possibilità a più lavoratori possibili, Durigon starebbe pensando di far utilizzare i fondi accumulati dal trattamento di fine rapporto non solo a chi avrebbe deciso fin da subito di “accantonarli” per la propria pensione, ma anche a chi un tempo li ha lasciati nell’azienda presso cui lavora.
Per il sottosegretario non ci sarebbero altre “chance” più convenienti, né per l’INPS ma neppure per il lavoratore (e lo dimostrano i recenti flop delle misure temporanee come Opzione Donna e Quota 103).
Una rendita nel lungo termine
L’idea di Durigon sarebbe di utilizzare il TFR come rendita aggiuntiva, anche se i soldi sono rimasti in azienda (almeno per le attività imprenditoriali con più di 50 dipendenti).
Il risparmio – più sostanzioso per l’INPS – sarebbe nella natura del trattamento di fine rapporto, che seppur possa esser utilizzato per raggiungere il tetto minimo previdenziale, manterrebbe sempre la sua forma di liquidazione, senza però l’esborso avvenga dall’ente.
Anche i lavoratori riceverebbero un vantaggio non indifferente, data la possibilità di uscita anticipata a 64 anni (oggi quasi una utopia per moltissimi contribuenti).
Incentivo Giorgetti
Se il TFR venisse approvato come rendita complementare, gli altri strumenti utili a supportare chi vuol restare sul lavoro (come ad esempio il bonus Giorgetti che per Durigon è indispensabile), potrebbero esser scelti in minor misura.
L’incentivo in questione permette a chi vuol proseguire gli anni di lavoro (pur potendo uscirsene prima), di ricevere un contributo maggiorato in busta paga (ottenendo l’esonero di una parte dei contributi che altrimenti pagherebbe all’INPS).
Per il sottosegretario questa decisione potrebbe essere più ponderata e quanto meno più realistica, dando la reale opportunità di scelta.
