Per spiegare quando si va in pensione occorre comprendere il momento in cui si iniziano a versare più contributi, e qui sorgono i problemi per i nuovi nati.
Sempre più giovani si domandano quando si va in pensione e qual è l’età minima da dover raggiungere. Il nostro sistema previdenziale prevede il calcolo mediante i contributi versati, ed ecco perché conta molto la carriera lavorativa.
A differenza di molti anni fa oggi chi cominciare a lavorare tardi perde la possibilità di poter andare in stato di quiescenza “presto”. La media attuale è di 64 anni (anche grazie a delle soluzioni di pensione anticipata) mentre tra gli anni ’80 e ’90 anche a 50 anni.
Quando si va in pensione? I requisiti

I contribuenti che si domandano quando si va in pensione devono prendere consapevolezza di dover combinare più fattori per ottenere una risposta concreta. É possibile uscire dal lavoro con la vecchiaia (a 67 anni) oppure a 64 grazie a delle opzioni specifiche (come Quota 103, Quota 41 oppure Opzione Donna).
Tuttavia i cittadini più penalizzati sono coloro che sono nati tra gli anni ’80 e i 2000, dato che a far la differenza sono i contributi versati per più tempo e di conseguenza una carriera di lavoro discontinuata comporterà a delle conseguenze inevitabili, come ad esempio tardate il raggiungimento dei requisiti minimi per la previdenza.
Resta comunque il problema della Fornero, che prevede un incremento dell’età pensionabile (anche se il Governo sta lavorando per fermarla) basata sulle aspettative di vita.
Dopo la “breve” sospensione per la pandemia da Covid 19, la misura ha ripreso la sua normale attività. Dai primi dati ISTAT si stima che tra due anni si potrebbe dover attendere ulteriori 3 mesi aggiuntivi prima del pensionamento.
Il calcolo esclusivamente contributivo
La generazione più penalizzata è indubbiamente la più giovane, e se il Governo non svolterà tal meccanismo la situazione sarà sempre più critica, specialmente per chi ha iniziato i suoi primi lavori dopo l’anno 1996.
Dal 1° gennaio del ’96 in Italia è entrato in vigore il metodo contributivo, dunque la soglia di vecchiaia si raggiunge prevalentemente con gli anni versati come quota per la previdenza.
Per fare un esempio pratico, un giovane della “new generation”, deve aver totalizzato poco più di 124.000€ come montante contributivo in circa vent’anni. A conti fatti in questo modo raggiungerebbe il tetto minimo richiesto (quest’anno si quantifica in 538,69€ mensili).
L’opzione più plausibile sarebbe quella di iniziare presto ed evitare contratti meno convenienti come i part time oppure il “tempo determinato”.
