Delitto Garlasco, l'impronta non considerata nella prima indagine confermerebbe la presenza di due persone sulla scena del delitto, l'ipotesi del medico
Delitto Garlasco, nell’ultima puntata di Zona Bianca, esperti e avvocati hanno discusso in merito al mistero dell’impronta insanguinata trovata vicino al corpo di Chiara Poggi ma mai analizzata durante la prima indagine. Una prova che potrebbe confermare, come ipotizzato dal medico legale che si occupò degli accertamenti, la presenza di due differenti persone, presenti entrambe il giorno del delitto, che avrebbero spostato il cadavere.
Questa tesi, rilanciata ultimamente dall’avvocato di Alberto Stasi De Rensis, è anche quella sulla quale si basa la nuova accusa nei confronti di Andrea Sempio, imputato per concorso in omicidio anche se al momento in mancanza di elementi certi che possano provare una sua colpevolezza.
Si tratta della traccia netta di una mano sinistra, lasciata sul muro della sala, vicino alle scale dove secondo l’inchiesta si sarebbe compiuta la prima aggressione, non appartenente alla vittima perchè dalla ricostruzione emerge che non è una impronta da trascinamento e che non è compatibile con la posizione in cui poi è stato trovato il corpo.

Delitto Garlasco, il mistero dell’impronta insanguinata mai analizzata, il medico legale l’aveva usata per ipotizzare la presenza di due persone
La ricostruzione della scena del delitto Garlasco, come confermano le nuove prove emerse nelle ultime indagini, evidenzierebbe la presenza di due assassini. Una teoria che era stata già avanzata dal medico legale e che ora potrebbe essere dimostrata anche dalla presenza dell’impronta di una mano insanguinata che però in precedenza non era stata mai presa in considerazione nella relazione dei Ris. A Zona Bianca viene ricordata la perizia tecnica del professor Avato, che parlava di un segno lasciato sul muro per un tempo non inferiore a 15 minuti, il che andrebbe in contraddizione con le considerazioni emerse nelle sentenze di condanna per Alberto Stasi, tutte basate sul tempo indicato per l’omicidio, compresa la pulizia delle tracce stabilito in un totale di 23 minuti.
Su questo punto sono intervenute le accuse da parte di De Rensis, che ha evidenziato l’incongruenza, anche tenendo conto della relazione della Pm Muscio che aveva invece stabilito che bisognava tenere conto di tutta la mattinata. Massimo Lovati, avvocato di Andrea Sempio ha invece accusato la difesa per la mancata analisi dell’impronta, e minimizzando i dubbi sui tempi ha precisato: “Né la collocazione dell’orario della morte né alcun altro dato hanno impedito che Stasi fosse dichiarato assolto in due gradi di giudizio“.
