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Home » Esteri » Europa » TERZA GUERRA MONDIALE/ Trump, i “volenterosi” Ue e il falso bersaglio di Mosca

  • Europa
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TERZA GUERRA MONDIALE/ Trump, i “volenterosi” Ue e il falso bersaglio di Mosca

Dario Chiesa
Pubblicato 8 Settembre 2025
Donald Trump, presidente USA, con Mark Rutte, segretario generale NATO (Ansa)

Donald Trump, presidente USA, con Mark Rutte, segretario generale NATO (Ansa)

Le ambiguità europee nel sostegno all’Ucraina e sul riarmo si sommano alle manovre di Trump per conservare il primato degli Stati Uniti

L’avvertimento di dieci anni fa di Papa Francesco sulla “terza guerra mondiale a pezzi” continua ad essere attuale e a condizionare la politica degli Stati europei particolarmente per quanto riguarda gli investimenti sul riarmo.

Le precedenti due guerre mondiali sono nate in Europa e qui si sono concentrate, pur coinvolgendo nazioni di altri continenti. Gli Stati Uniti, nella prima, sono stati – si passi l’espressione – “tirati per i capelli” e nella seconda sono entrati in seguito all’aggressione giapponese, che ha aperto quel fronte nel Pacifico divenuto ora il primo scenario operativo statunitense.


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La non auspicabile Terza guerra mondiale vedrebbe, infatti, un confronto diretto tra Stati Uniti e Cina, con l’Europa certamente non più al centro.

La Prima guerra, normalmente definita la Grande guerra, è stata caratterizzata dal conflitto in Europa tra Stati-nazione e imperi multinazionali, con la sconfitta e frazionamento di questi ultimi. Se la Prima guerra è stata segnata dai nazionalismi, la Seconda ha visto lo scontro tra opposte ideologie: i sistemi democratici guidati dagli Stati Uniti e le contrapposte ideologie totalitarie, nazista in Germania e comunista nell’Unione Sovietica.


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Il temporaneo e strumentale accordo tra quest’ultima e il blocco democratico ha portato alla sconfitta della Germania nazista, cui sono seguiti, però, i decenni di confronto tra Stati Uniti, e loro alleati, e l’Unione Sovietica.

Il confronto tra i due blocchi, la “Guerra fredda”, non ha portato a scontri diretti, ma ha segnato pesantemente la realtà europea, divisa dalla cosiddetta “cortina di ferro”. Il dissolvimento dell’Unione Sovietica, all’inizio degli anni 90, ha reso gli Stati Uniti egemoni sulla scena mondiale, compiendo il cosiddetto “Secolo americano” e realizzando la conseguente prospettata “Pax americana”. In questo scenario l’Europa ha cessato di essere centrale, diventando “collaterale” rispetto agli Stati Uniti per tutti gli aspetti della geopolitica.


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Attualmente vi sono in corso più di 50 guerre, comprese quelle interne a vari Stati, ma l’Europa è direttamente coinvolta solo nella guerra tra Russia e Ucraina. Per fortuna, si può dire, ma segno che quell’aggettivo “mondiale” non è più centrato sull’Europa, come nelle precedenti guerre.

Attacco russo a Odessa, Ucraina, 18 agosto 2025 (Ansa)

Nella situazione attuale, il dato più emergente è il sostanziale declino dell’egemonia statunitense, pur rimanendo gli Stati Uniti la maggiore potenza sotto il profilo economico, finanziario e militare. Un declino riconosciuto apertamente da Donald Trump con il suo “America first”, cioè il far prevalere gli interessi americani non solo verso i concorrenti, bensì anche verso i Paesi che dovrebbero essere considerati alleati. Visti questi ultimi come concorrenti, se non si adattano al ruolo di dipendenti.

Sotto questo profilo, l’atteggiamento di Trump nei confronti dell’Europa è del tutto coerente: l’attuale deficit degli Usa nella bilancia commerciale con l’UE deve essere ripianato, vedasi la minaccia dei dazi, e gli europei devono badare da soli alla loro difesa. Da qui la paradossale richiesta Nato di aumentare le spese per la difesa al 5%, che porterebbe a un notevole incremento degli acquisti di armamenti dagli Stati Uniti, con riequilibro della bilancia commerciale.

Ciò che colpisce è l’atteggiamento degli autoreferenti vertici di Bruxelles che, allineati ai “volenterosi” Francia e Regno Unito, sostengono la necessità del riarmo per fronteggiare la futura aggressione della Russia. Di quella Russia che in più di tre anni di guerra non è riuscita ad aver ragione dell’Ucraina e la cui spesa per la difesa nel 2024 è stimata inferiore a quella del totale dei Paesi aderenti all’UE.

Un altro fatto degno di attenzione è che in questo quadro ai “volenterosi” si aggiunge la Germania, attualmente in fase di netto riarmo, un riarmo considerato fino a non molto tempo fa del tutto fuori discussione.

Se il pericolo di un attacco della Russia all’Europa fosse davvero imminente, l’atteggiamento di Trump sarebbe incomprensibile e contraddittorio rispetto alla politica americana degli ultimi decenni. Tuttavia, se l’attacco russo fosse solo una eventualità estrema, la sua attualizzazione risponderebbe chiaramente all’obiettivo di Washington di lasciare l’Europa a curarsi i suoi guai, restituendo nel frattempo una parte almeno delle “sovvenzioni” ricevute finora da Oltreatlantico. Le pesanti divisioni interne europee, d’altro canto, escludono che l’Europa possa diventare un reale concorrente degli Stati Uniti.

La guerra in Ucraina, che Trump aveva promesso, se eletto, di far finire “in 24 ore”,  continua rovinosamente e ora Trump dichiara che “la guerra in Ucraina è una vergogna, voglio che finisca”. Questa volta non pone limiti di ore e sottolinea il ruolo centrale dell’Europa nella soluzione del conflitto, affermando che “i Paesi europei vogliono essere in prima linea e vedere la guerra finire”. Decisamente in linea con la politica “L’Europa si arrangi da sola”.

“Spes ultima dea” dicevano i latini, ma la speranza di un “Europe first” rimane molto lontana in un’Europa che, invece, richiama sempre di più il vecchio detto “Troppi galli nel pollaio”.

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Tags: Donald TrumpPapa Francesco

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