La sostituzione etnica non è un teorema, ma la realtà: a dirlo, secondo il giornalista Filippo Facci, sono i dati degli istituti statistici dal 2008 ad oggi
Sulle pagine del quotidiano Il Giornale, il giornalista Filippo Facci ha pubblicato – in queste ore – una riflessione sulla cosiddetta “sostituzione etnica” da tempo sulla bocca di numerose figure (più o meno) di spicco nella politica italiana e spesso bollata come quello che lui stesso definisce un “teorema della destra”, pur essendo – dati alla mano – sotto gli occhi di tutti da quasi un decennio a questa parte; oltre che ben sintetizzata dagli ultimi dati pubblicati dell’Eurostat e che sono stati ripresi – prima – dal britannico Guardian e – poi – dall’italiano Corriere della Sera.
Per parlare della sostituzione etnica, infatti, Facci parte proprio dai dati dell’Eurostat e dal commento che ne ha fatto il collega Carlo Cottarelli sul Corriere, evidenziando – quest’ultimo – che da qui al 2100 l’Europa “perderà (..) un terzo degli abitanti” ed esortando una vera e propria politica di “accoglienze dei migranti (..) economici” che accolga nuovi lavoratori per sostituire quelli persi nel Vecchio continente; pur ammettendo – sempre Cottarelli – che “questo governo lo sta facendo”.
Un’esigenza che – ricorda Facci – fu espressa anche nel 2023 dal ministro Lollobrigida, richiamando le parole della premier Meloni e del vicepremier Salvini, quando disse che a fronte di “italiani [che] fanno meno figli” sarebbe stato necessario sostituirli “con qualcun altro”: il ministro finì al centro di numerose critiche, ma altro non fece – spiga Facci – se non anticipare l’analisi di Cottarelli, aprendo (in un certo senso) alla sostituzione etnica.
Facci: “Ecco i dati che dimostrano perché la sostituzione etnica non è solamente un teorema”
Entrando nel merito del suo ragionamento, infatti, Facci ha ricordato che la realtà della sostituzione etnica è sotto gli occhi di tutti “già dal 2008 al 2016” e in particolare nel 2015, quando – secondo l’Osservatorio dei Consulenti del lavoro – “509.000 italiani” avevano lasciato il Bel paese per cercare fortuna all’estero, venendo sostituti da un numero di migranti “sicuramente” superiore: questo – precisa il giornalista sulle pagine del Giornale – è il succo della sostituzione etnica, accompagnata – peraltro – da una “proletarizzazione” visto che i nuovi migranti sono andati a occupare quelle posizioni lavorative che “che gli italiani non vogliono più fare”.

Non solo, perché sempre nel 2015 l’Eurostat rilevò per la prima volta – continua Facci – il fatto che in Europa “i morti avevano superato i vivi” di circa 0,1 milioni di unità (ovvero, rispettivamente, 5,1 milioni contro 5,2 milioni): quell’anno, tuttavia, la popolazione europea aumentò di 1,8 milioni di unità per effetto dell’aumento del numero di migranti, nell’ormai nota – e forse evidente – sostituzione etnica; tutto il vista del prossimo ventennio in cui “metà della crescita demografica” mondiale sarà nelle mani dell’Africa e la popolazione europea peserà solamene per “l’8 per cento” del totale globale, rispetto al “20 per cento” del 1950.
