Meritano di essere commentate alcune dichiarazioni recenti del segretario del Tesoro Usa Bessent sulla Fed
Da mesi gli investitori osservano con interesse le vicissitudini giudiziarie che hanno coinvolto la Federal Reserve. L’Amministrazione Trump ha prima messo nel mirino il Presidente Powell per una supposta cattiva gestione della ristrutturazione della sede della banca centrale e poi ha licenziato Lisa Cook, membro del board, accusata di una frode su alcune pratiche di mutuo. Questo tentativo, in realtà abbastanza trasparente, di mettere le mani sulla Banca centrale preoccupa gli investitori. Una Fed, sotto stretto controllo politico, farebbe venir meno la fiducia nel dollaro e rischierebbe di iniettare volatilità nei mercati finanziari.
Settimana scorsa il segretario del Tesoro, Scott Bessent, ha pubblicato un articolo su “The International Economy” che è nei fatti una risposta a queste accuse. Bessent ributta l’accusa nel campo avversario spiegando che in realtà da almeno due decenni è stata la Fed a travalicare il proprio ruolo favorendo i mercati a discapito dell’economia reale e contribuendo in modo decisivo a una redistribuzione della ricchezza che ha favorito le classi più agiate e penalizzato le fasce di reddito più bassi. Gli argomenti a supporto di questa tesi sono validi e fanno parte di una discussione “main stream” a cui hanno partecipato economisti e investitori autorevoli.
Bessent spiega che le politiche monetarie adottate dopo il 2008 hanno avuto effetti sull’economia reale molto inferiori a quelli che la Fed si attendeva nelle proprie previsioni ufficiali con crescite del Pil sensibilmente sotto le attese. In compenso si sono gonfiati i valori degli asset finanziari e di quelli immobiliari e ciò ha favorito chi li possedeva in modo sproporzionato rispetto al resto della popolazione aumentando le disuguaglianze; il contraltare è stato un numero crescente di famiglie non più in grado di comprare casa.
Sono parole che riecheggiano quanto scriveva l’allora Presidente della Fed, Janet Yellen, nel 2015 e nel 2016 quanto avvertiva la “politica” di una disuguaglianza cresciuta a livelli record. È stato il terreno in cui è maturata la prima vittoria di Trump e lo shock della sconfitta di Hillary Clinton.
Bessent spiega che la Banca centrale ha talmente inondato i mercati di liquidità da aver soppresso non solo ogni segnale di stress finanziario ma da aver schermato le banche da qualsiasi cattiva politica di credito. La Banca centrale, secondo il segretario del Tesoro, si troverebbe perfino in una situazione di conflitto di interesse avendo vigilato poco e male ed essendo quindi incentivata a continuare politiche espansive.
Il segretario del Tesoro accusa la Fed di aver coperto politiche fiscali irresponsabili, come quelle continuate dopo il Covid nel 2022 e nel 2023, sia con immissione di liquidità senza precedenti, sia con previsioni di inflazione sbagliate per difetto. Le accuse continuano sottolineando gli effetti delle politiche monetarie sui rendimenti delle obbligazioni a lunga scadenza, soppressi al ribasso, che hanno aiutato le grandi imprese quotate, che hanno accesso al mercato dei capitali, molto di più di quelle piccole.
L’espansione del bilancio della Fed con l’acquisto di obbligazioni societarie ha dato poi alla Banca centrale gli strumenti per decidere quali segmenti dell’economia fossero più meritevoli di altri di un sostegno finanziario. È la Fed quindi, in questo discorso, che è uscita dai binari prendendosi spazi che spettano alla politica fiscale o alla gestione del debito pubblico, che sono invece competenza dei governi.
Per riassumere con una parafrasi, Bessent ci dice che non dovremmo aver paura della “nuova Fed” messa sotto tutela dal potere politico di Trump, ma che invece avremmo dovuto avere molto paura di quello che è stato fatto negli ultimi vent’anni in cui le politiche di sostegno all’economia hanno finito per aiutare i ricchi penalizzando i poveri. Questa è una tesi che emerge, più o meno esplicitamente, nel dibattito ufficiale da due decenni.
In questo quadro la nuova Fed di Bessent e Trump potrebbe avere come missione quella di abbassare i tassi, oltre il lecito, mentre asciuga il proprio bilancio. Sarebbe questo il tentativo di sgonfiare il valore degli asset finanziari, spostando valore dalle fasce più alte di reddito a quelle più basse, in modo ordinato.
È un processo complicato, forse impossibile, che rischia di lasciare l’Amministrazione attuale con il cerino in mano dopo anni di distorsioni. Bessent diventerebbe il responsabile del ridimensionamento dei mercati prendendosi colpe non sue.
C’è poi una seconda criticità. Una volta ottenuto il controllo della Fed sarebbe difficile resistere alla tentazione di usare la politica monetaria per i propri fini politici.
Il punto di partenza per giudicare quello che sta accadendo a Washington è un’analisi seria di quello che è successo sui mercati negli ultimi decenni con la complicità delle Banche centrali. Diversamente la “difesa della Fed” e dell'”indipendenza delle banche centrali” diventano uno slogan superficiale.
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