Cosa sono le microplastiche e quali effetti causano alla salute umana: le minuscole particelle di plastica che diventeranno un problema per il pianeta
La puntata della serata di oggi, domenica 28 settembre 2025, della trasmissione PresaDiretta parlerà – tra gli altri argomenti – anche dell’emergenza microplastiche che da diverso tempo a questa interessa l’intero pianeta con il focus posto (quasi ovviamente) sull’Italia: un vero e proprio – oltre che enorme – problema del quale siamo ancora troppo poco informati e su cui anche la comunità scientifica mondiale ha parecchi dubbi; con l’unica certezza che le microplastiche sono – e saranno sempre di più – uno dei principali problemi per la salute umana e ambientale.
Procedendo per ordine, per scoprire questo problema è importante partire dal principio: con microplastiche, infatti, si intendono tutti quei minuscoli rifiuti plastici con dimensione inferiore ai 5 millimetri che possono anche arrivare alla dimensione di 100 nanometri (anche se in questo caso di parla di nanoplastiche), prodotte dalla degradazione di tutti i materiali plastici e che sono state individuate in enormi quantità nell’ambiente.
Stime riportano che ogni anno circa 2,5 milioni di tonnellate di microplastiche vengano – più o meno consapevolmente – sversate negli oceani mondiali, con il valore che dovrebbe arrivare fino a 12 miliardi di tonnellate entro il 2050; mentre attualmente le microplastiche sono state trovate nell’intestino di più di 200 animali tra quelli maggiormente consumati dall’uomo, oltre che nell’acqua potabile e – addirittura – nell’atmosfera.
Gli effetti delle microplastiche: ecco perché sono un’emergenza mondiale da non sottovalutare
Proprio per via della loro minuscola dimensione, le microplastiche vengono facilmente e inconsapevolmente ingerite dai pesci entrando a tutti gli effetti nella catena alimentare in un accumulo costante; mentre al contempo quelle disperse nell’ambiente aperto vengono trasportare anche a grandissime distanze dal vento e – come se non bastasse – si stima che ogni anno una persona ingerisca circa 120mila particelle di microplastiche dalla degradazione dei materiali plastici (si pensi soprattutto alle bottiglie, con la frizione del tappo che lo consuma) usati per gli alimenti.

Per ora – come dicevamo prima – la comunità scientifica fatica a identificare nel dettaglio gli effetti delle microplastiche sull’uomo con l’unica vera e propria certezza che si accumulano nell’organismo e non vengono degradate, tanto che queste microparticelle si trovano comunemente nelle feci: alcuni studi condotti sugli animali hanno, però, dimostrato che l’esposizione a queste minuscole particelle è in grado di compromettere la memoria, l’istinto di sopravvivenza e di avere effetti endocrini; compromettendo la regolazione ormonale e le capacità riproduttive.
Proprio per queste ragioni, le microplastiche dovrebbero essere trattate come una vera e propria emergenza mondiale sulla quale intervenire nel minor tempo possibile, ma in tal senso è importante dire che la comunità scientifica ha poche certezze sui possibili interventi: il principale – già messo in campo dell’Unione Europea – è quello di ridurre drasticamente l’uso della plastica e migliorare i sistemi di raccolta e riciclaggio dei rifiuti; mente alcuni studi – da replicare e confermare – hanno dimostrato che esistono alcune specie animali in grado di degradare le particelle.
