La Commissione UE ha presentato il piano per l'uguaglianza LGBT: permetterà di cambiare anagraficamente sesso a qualsiasi età
È stato pubblicato in queste ore il piano UE per l’uguaglianza dei cittadini LGBT (chiamato “LGBTIQ+ Equality Strategy“) che sarà adottato a partire dall’anno prossimo e fino al 2030 in una sorta di revisione aggiornata del precedete piano adottato nel 2020 e valido fino alla fine di quest’anno: un progetto che – spiega la commissione – ambisce a garantire “protezione, emancipazione e coinvolgimento” dei cittadini LGBT che sono rapidamente cresciuti negli ultimi anni in contesti in cui non sempre è semplice affermare i loro diritti.
Non a caso, il primo punto dell’agenda LGBT promossa dalla Commissione UE è quello di regolarizzare – pur non a livello giuridico – il riconoscimento giuridico del genere: attualmente, infatti, per cambiare anagraficamente il sesso in alcuni paesi è obbligatorio prima sottoporsi a interventi chirurgici o terapie ormonali; mentre l’idea di Bruxelles è quella di diffondere la pratica dell’autodeterminazione, rimuovendo anche qualsiasi limite d’età per il cambio di sesso anagrafico.
L’agenda LGBT della Commissione UE: stop alle terapie di conversione e alle discriminazioni lavorative
Non solo, perché la parte più corposa del piano europeo per i pari diritti LGBT è quella che riguarda le cosiddette pratiche di “conversione”: seppur non vi siano fondamenti medici per definire la comunità “malata”, infatti, secondo un recente sondaggio nel corso dell’ultimo anno circa il 24% dei cittadini europei che si dichiarano LGBT sostengono di aver subito pratiche di conversione medica o religiosa; con una percentuale che sale fino a oltre il 40% se si guarda alla sola comunità transgender.

Per questa ragione, l’UE intende promuovere e pubblicare uno studio sugli impatti delle “terapie di conversione” sulla salute mentale e fisica dei cittadini LGBT in modo da diffondere maggiore consapevolezza tra gli stati membri affinché vengano adottati impianti normativi per impedire i percorsi di conversione forzata.
Infine, nell’agenda LGBT della Commissione europea trova spazio anche un capitolo dedicato alle discriminazioni sul posto di lavoro: sono ancora, infatti, troppi i casi in cui i dipendenti vengono discriminati per via del loro orientamento sessuale o delle idee gender che appoggiano e l’UE vorrebbe adottare misure più severe per punire questi casi; aiutando gli stati membri a garantire sanzioni in linea con il danno arrecato.
