• Iscriviti alla Newsletter
  • Accedi
  • Registrati
IlSussidiario.net
  • In primo piano
    • Ultime notizie
    • Cronaca
    • Politica
    • Economia e finanza
    • Sanità
    • Cinema e Tv
    • Calcio e altri Sport
  • Sezioni
    • Cultura
    • Energia e Ambiente
    • Esteri
    • Impresa
    • Lavoro
    • Educazione
    • Musica e Concerti
    • Motori
    • Scienze
    • Hi-Tech
    • Sanità, salute & benessere
    • Donna²
    • Milano
    • Roma
    • Oroscopo
    • Turismo e Viaggi
    • Sanremo
    • Meeting di Rimini
    • Sostenibilità e Sussidiarietà
    • Food
    • Chiesa
    • Trasporti e Mobilità
    • Osservatorio sull’informazione statistica
    • Tags
  • Approfondimenti
    • Rubriche
    • Dossier
    • Speciali
  • Riviste
    • Emmeciquadro
  • Firme & Multimedia
    • Autori
    • Intervistati
    • Editoriale
    • Foto
  • Feed Rss
  • Donazione
    • Sostieni ilSussidiario.net
IlSussidiario.net
  • Video
  • Cronaca
  • Politica
  • Sanità
  • Economia
  • Sport
  • Turismo
  • Chiesa
  • Video
  • Cronaca
  • Politica
  • Sanità
  • Economia
  • Sport
  • Turismo
  • Chiesa
IlSussidiario.net
IlSussidiario.net

Home » Esteri » Medio Oriente » GAZA/ 1. “Gli Usa premono su Israele per fare lo Stato palestinese ma Hamas chiede altro in cambio del disarmo”

  • Medio Oriente
  • Usa
  • Esteri

GAZA/ 1. “Gli Usa premono su Israele per fare lo Stato palestinese ma Hamas chiede altro in cambio del disarmo”

Int. Ugo Tramballi
Pubblicato 21 Ottobre 2025
Witkoff e Trump

Donald Trump con Steve Witkoff agli US Open di tennis (ANSA-EPA 2025)

Trump manda Wiitkoff, Kushner e Vance a puntellare il cessate il fuoco. Gli Usa non avevano mai premuto così tanto su Israele per Gaza

Il cessate il fuoco è fragile, sì, ma mai come oggi gli USA hanno premuto su Israele per mantenerlo. E dall’altra parte lo stesso fanno i Paesi arabi e islamici con Hamas. Non per niente Trump ha mandato in Medio Oriente il suo inviato Steve Witkoff, il genero Jared Kushner, che tiene i contatti con il Golfo per gli affari USA, e anche il vicepresidente J.D. Vance.


SCENARI/ Le manovre di Steinmeier & co. per far rientrare Londra nella Ue


C’è, quindi, un preciso messaggio politico che, nonostante la fragilità dell’accordo, fa ben sperare per evitare il ritorno delle bombe, anche se poi è lo stesso Trump a paventare una ripresa dei combattimenti se sarà necessario. Prima di pensare al disarmo di Hamas, snodo cruciale per proseguire qualsiasi trattativa, bisogna inoltre creare le condizioni perché non si spari più.


INDIA-RUSSIA/ "Petrolio, nucleare e armi da Putin, Modi non si fa condizionare da Trump"


Ecco che allora, spiega Ugo Tramballi, editorialista de Il Sole 24 Ore e consigliere scientifico dell’ISPI, gli americani chiederanno a Israele di togliere il dito dal grilletto e i Paesi mediorientali faranno capire ad Hamas che non è il caso di continuare con le esecuzioni sommarie viste in questi giorni. Dopo di che si penserà al disarmo, alla forza militare (di cui farebbero parte anche egiziani, indonesiani e azeri) che dovrà gestite la fase di transizione nella Striscia, fino al confronto sullo Stato palestinese.

Witkoff, Kushner e poi Vance arrivano in Medio Oriente per puntellare l’accordo sul cessate il fuoco. Riusciranno a mantenerlo?


SCENARIO/ Sapelli: la realtà su Russia, Ucraina e Brics che l'Ue non riesce a vedere


Gli incidenti si verificano in tutti i processi di pace e questo è talmente fragile e pieno di pericoli per il futuro che ogni giorno potrebbe saltare. C’è però un elemento che in altre situazioni del genere non era presente. È difficile trovare un’amministrazione americana così decisa a fare pressione su Israele.

Joe Biden telefonava e insultava pesantemente Bibi Netanyahu, ma poi faceva arrivare le bombe che hanno distrutto Gaza, Trump invece ha imposto al premier israeliano una chiamata di scuse all’emiro del Qatar per l’attacco a Doha. Dall’altra parte, invece, hanno un ruolo diretto Paesi arabi come l’Egitto, il Qatar e la Turchia, che non è un Paese arabo ma è importante della regione.

Una presenza che si sente da entrambe le parti?

Non per niente domenica sembrava che stesse saltando tutto e poi è stato riaperto il valico di Rafah e sono ripresi gli aiuti umanitari. È annunciato anche l’arrivo del vicepresidente Vance. Tutte circostanze che autorizzano un po’ di ottimismo.

L’incidente di domenica per il quale Israele accusa Hamas, in realtà è stato creato ad arte? Per mantenere l’intesa bisognerà continuare a costringere gli israeliani?

Il governo israeliano, visto come si è comportato negli ultimi due anni, ha tutto l’interesse a veder fallire questo piano, però Netanyahu ha bisogno dell’America. E gli USA non avevano mai messo così sotto pressione Israele, se non Bush padre, con l’allora segretario di Stato James Baker, che fece pressione per favorire la pace dopo aver liberato il Kuwait dagli invasori iracheni.

Kushner dice che Israele deve migliorare la vita dei palestinesi se vuole integrarsi nella regione. È questa la vera pressione che esercitano gli americani?

La storia del conflitto dimostra che non è possibile una pacificazione finché non si darà una risposta alle richieste palestinesi, fino ad arrivare a uno Stato palestinese, internazionalmente riconosciuto, che viva in pace e sicurezza accanto a Israele. Lo dicono tutti i più grandi esperti del Medio Oriente.

Il punto vero rimane questo?

L’Autorità nazionale palestinese (ANP) ha riconosciuto il diritto di Israele a esistere, ma non è successo il contrario. E i palestinesi in tutti questi anni hanno dimostrato che fino a che non si risolve il conflitto c’è sempre il rischio di un altro 7 Ottobre, come è successo anche in passato, mentre gli israeliani, dopo l’attacco di Hamas di due anni fa, credono che uno Stato palestinese sia semplicemente una minaccia alla sicurezza nazionale. Abu Mazen, presidente dell’ANP, è stato invitato a Sharm el Sheikh, segno che anche per gli americani passo dopo passo bisognerà andare nella direzione dei due Stati.

Si comincia a parlare di una forza di stabilizzazione che gestirà il dopoguerra a Gaza: sarebbe guidata dall’Egitto e ne farebbero parte anche soldati di Indonesia e Azerbaijan. Perché ci sono anche Paesi che non sono della regione?

Proteste palestinesi a Gaza
Proteste palestinesi a Gaza City contro l’operazione di Israele (ANSA-EPA 2025)

L’iniziativa è islamica, per far capire che non si sta muovendo solo il mondo arabo. L’Indonesia ha aperto all’Occidente e a Israele ed è ormai una potenza economica dell’Asia. L’Azerbaijan è un Paese ricco, vicino a Israele, ma non sarà possibile mandare una forza di pace militare che garantisca la sicurezza finché Hamas non l’accetterà e non si farà da parte.

Tra le tante questioni da affrontare, quindi, la prima è il disarmo di Hamas?

Quello che è successo in questi giorni è anche la prova che ci sono degli scontri in atto fra l’ala politica di Hamas, che sta trattando con Cairo, e l’ala militare o comunque alcuni nuclei armati che dopo aver combattuto per due anni non hanno nessuna intenzione di cedere le armi e di andarsene. Per arrivare a questo bisogna dare una contropartita ad Hamas, anche se al momento non saprei quale potrebbe essere. Prima di parlare di disarmo, tuttavia, bisogna creare le condizioni perché incidenti come quelli di domenica non si ripetano. Israele deve tenere il dito lontano dal grilletto e Hamas smetterla con le esecuzioni sommarie.

Alcuni analisti dicono che è già in atto un rafforzamento della collaborazione militare tra Israele e i Paesi arabi. Gli Accordi di Abramo sono già in atto prima ancora di firmarli?

No, questo è il premio che spetterà a Israele se accetterà di aprire la trattativa per uno Stato palestinese. Con alcuni Paesi ci sono già accordi militari, ma anche con qualche Paese del Golfo sottobanco ci sono accordi economici e di carattere militare.

In questo caso si parla di un grande accordo per la sicurezza regionale, per cui si starebbe già formando una struttura coordinata dagli USA. Siamo già a questo punto?

Quando nel 1975 si fece l’accordo di Helsinki si cercò di definire un’architettura di sicurezza regionale, succede in tutte le regioni del mondo dopo un conflitto. Anche questa regione, più di altre, ha bisogno di una struttura di sicurezza che renda inutili i conflitti. Ma siamo solo all’inizio, prima deve nascere lo Stato palestinese.

In questo sforzo di calmare gli animi gli USA faranno pressione su Israele mentre ad Hamas penseranno ancora Egitto, Qatar e Turchia?

Non solo, anche i sauditi stanno svolgendo un ruolo. Sono i nemici numero uno della Fratellanza Musulmana, di cui Hamas è un’emanazione, però svolgono un ruolo soprattutto nei confronti degli israeliani, perché il riconoscimento da parte dell’Arabia Saudita, il Paese più importante della regione, sarà il premio per Israele il giorno in cui riconoscerà a sua volta lo Stato della Palestina.

(Paolo Rossetti)

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI

Tags: Donald TrumpBenjamin Netanyahu

Ti potrebbe interessare anche

Ultime notizie di Medio Oriente

Ultime notizie

Gli archivi del canale di Medio Oriente

ilSussidiario.net

il Quotidiano Approfondito con le ultime news online

  • Privacy e Cookies Policy
  • Aiuto
  • Redazione
  • Chi siamo
  • Pubblicità
  • Whistleblowing
  • MOG 231/2001
  • Feed Rss
  • Tags

P.IVA: 06859710961

  • In primo piano
    • Ultime notizie
    • Cronaca
    • Politica
    • Economia e finanza
    • Sanità
    • Cinema e Tv
    • Calcio e altri Sport
  • Sezioni
    • Cultura
    • Energia e Ambiente
    • Esteri
    • Impresa
    • Lavoro
    • Educazione
    • Musica e Concerti
    • Motori
    • Scienze
    • Hi-Tech
    • Sanità, salute & benessere
    • Donna²
    • Milano
    • Roma
    • Oroscopo
    • Turismo e Viaggi
    • Sanremo
    • Meeting di Rimini
    • Sostenibilità e Sussidiarietà
    • Food
    • Chiesa
    • Trasporti e Mobilità
    • Osservatorio sull’informazione statistica
    • Tags
  • Approfondimenti
    • Rubriche
    • Dossier
    • Speciali
  • Riviste
    • Emmeciquadro
  • Firme & Multimedia
    • Autori
    • Intervistati
    • Editoriale
    • Foto
  • Feed Rss
  • Donazione
    • Sostieni ilSussidiario.net

Ben Tornato!

Accedi al tuo account

Password dimenticata? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Accedi

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o indirizzo email per reimpostare la password.

Accedi
  • In primo piano
    • Ultime notizie
    • Cronaca
    • Politica
    • Economia e finanza
    • Sanità
    • Cinema e Tv
    • Calcio e altri Sport
  • Sezioni
    • Cultura
    • Energia e Ambiente
    • Esteri
    • Impresa
    • Lavoro
    • Educazione
    • Musica e Concerti
    • Motori
    • Scienze
    • Hi-Tech
    • Sanità, salute & benessere
    • Donna²
    • Milano
    • Roma
    • Oroscopo
    • Turismo e Viaggi
    • Sanremo
    • Meeting di Rimini
    • Sostenibilità e Sussidiarietà
    • Food
    • Chiesa
    • Trasporti e Mobilità
    • Osservatorio sull’informazione statistica
    • Tags
  • Approfondimenti
    • Rubriche
    • Dossier
    • Speciali
  • Riviste
    • Emmeciquadro
  • Firme & Multimedia
    • Autori
    • Intervistati
    • Editoriale
    • Foto
  • Feed Rss
  • Donazione
    • Sostieni ilSussidiario.net