Gaza, Trump: "Presto avvio della Fase 2 di tregua", ma il piano resta in stallo a causa del ritardo negli accordi previsti dalla risoluzione
Gaza, l’avvio della Fase 2 di tregua del piano Trump per il post guerra sembra essere in stallo, nonostante le rassicurazioni del presidente, che ieri in conferenza stampa dalla Casa Bianca si è detto fiducioso sull’inizio della nuova operazione, dichiarando che potrebbe iniziare molto presto coinvolgendo anche forze internazionali in missione di pace, mancano ancora alcuni accordi per far partire il progetto.
Come ha anticipato il quotidiano The Times of Israel, a causare ritardi sarebbero soprattutto le discussioni ancora in corso in merito ad alcuni punti previsti, in particolare quello sull’istituzione di una autorità transitoria che dovrebbe governare la Striscia durante la ricostruzione e garantire la sicurezza, ma anche per le numerose violazioni al cessate il fuoco che fin dall’inizio si sono verificate da entrambe le parti coinvolte. Inoltre, il territorio non controllato dall’esercito israeliano è ancora sotto il predominio di Hamas, che ha già rifiutato più volte la proposta di disarmo totale, condizione fondamentale per lo sviluppo concreto della risoluzione.

Gaza, tregua fragile e Fase 2 del piano Trump in stallo, Israele: “Ricostruzione solo dopo disarmo di Hamas”
Mentre la tregua a Gaza tra Israele e Hamas diventa sempre più fragile, è in ritardo anche l’avvio della Fase 2 prevista dal piano Trump per avviare il processo di pace. A bloccare l’operazione sono vari punti del progetto sui quali non è ancora trovato un accordo. Oltre alla smilitarizzazione della Striscia, per la quale occorrerebbe il pieno consenso da parte dei funzionari di Hamas che dopo aver accettato in un primo momento hanno poi ritrattato appellandosi al diritto di resistenza, ci sono in ballo anche questioni legate alle forze internazionali che parteciperanno alla gestione della sicurezza con ruolo transitorio.
Alcuni paesi come l’Italia e la Svizzera hanno già confermato la disponibilità a collaborare, mentre altri, soprattutto Indonesia e Azerbaigian hanno messo in sospeso la decisione a causa del rifiuto da parte di Israele di includere anche la Turchia nella missione. Washington sta spingendo per far partire al più presto la ricostruzione, partendo dalle aree sotto controllo dell’IDF, ma la proposta è stata bloccata, sia dai paesi arabi che temono il consolidarsi di una divisione dei territori, sia dal governo israeliano che ha minacciato il riavvio della guerra se Hamas non accetta il disarmi nei termini stabiliti.
