8 SETTEMBRE 1943, L’ARMISTIZIO/ La mancata difesa di Roma: 1000 morti per la Capitale

- Emanuela Longo

8 settembre 1943, l’Armistizio e l'inizio della Resistenza: l'Italia nel caos più totale, tra resa e illusione. La mancata difesa di Roma e l'omaggio di Mattarella.

armistizio 8 settembre 640x300 8 settembre 1943, l’Armistizio

Uno dei momenti più importanti legati all’8 settembre 1943 è quello che viene ricordato come la Mancata difesa di Roma, in riferimento all’occupazione nazista messa in atto dalle forze tedesche della Wehrmacht schierate a sud e a nord della città, come da ordini di Adolf Hitler in caso di defezione italiana. La Capitale non disponeva di un piano organico per la difesa della città: non era di fatto pronta ad una conduzione coordinata della resistenza militare all’occupazione tedesca. Si capisce bene come il caos ebbe il sopravvento: il morale della città era d’altronde già fiaccato dalla fuga di Vittorio Emanuele III assieme alla corte, al capo del governo e ai vertici militari. Roma così venne in fretta conquistata dalle truppe della Germania nazista. Gli unici ad opporre una eroica quanto vana resistenza furono le truppe del Regio Esercito e i civili: caddero in 1000. Ed è a costoro che oggi il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini e il Sindaco di Roma Virginia Raggi, ha reso omaggio nel corso della cerimonia di deposizione di una corona d’alloro a Porta San Paolo, in occasione del 76° anniversario della difesa di Roma. (agg. di Dario D’Angelo)

8 SETTEMBRE 1943, L’ARMISTIZIO

La data dell’8 settembre 1943 è segnata sui libri di scuola come un momento decisivo per l’Italia, nonché come un punto di partenza e al tempo stesso di illusione per tanti militari e civili dopo il periodo bellico. Proprio l’8 settembre 1943 viene ricordata come la data del proclama di armistizio di Badoglio, ovvero l’annuncio dell’entrata in vigore dell’armistizio di Cassibile firmato 5 giorni prima con gli anglo-americani. Erano le 19.42 quando il messaggio di Badoglio fu trasmesso dall’ente radiofonico EIAR con il quale si annunciava al popolo italiano la fine di ogni attività bellica da parte del Regno d’Italia nei confronti degli Alleati (fino ad allora nemici) sancendo l’inizio della resistenza contro il nazifascismo. Un annuncio che colse alla sprovvista i presidi militari italiani, provocando la messa allo sbando di migliaia di soldati che si ritrovarono così senza direttive da seguire. Fu proprio un passaggio del discorso di Badoglio a creare il panico: “Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”. Nessuno ebbe la certezza di ciò che occorreva realmente fare in quei caotici momenti. Il proclama, in realtà, era volutamente poco esplicito, ed a pagarne le conseguenze furono essenzialmente i soldati.

8 SETTEMBRE 1943, ARMISTIZIO: UN PAESE ALLO SBANDO

E proprio nel caos più totale, all’indomani dell’8 settembre, il Re, la Regina e lo stesso Badoglio insieme ad alcuni ministri e generali dello stato maggiore fuggivano da Roma verso Brindisi, per qualche mese sede degli Enti istituzionali. In assenza di alcuna direttiva né misura presa per difendere la Capitale, l’esercito si dissolse. A reagire fu proprio la Germania che diede via al Piano Achse: la stessa notte dell’8 settembre, le forze militari tedesche presero possesso di aeroporti, stazioni ferroviarie e caserme. Furono i tedeschi a dare le direttive per il disarmo dei militari italiani suddivisi in tre gruppi: chi accettava di combattere dalla loro parte poteva continuare a conservare le armi, al contrario veniva mandato nei cambi di internamento in Germania e ritenuto prigioniero di guerra. Infine, chi opponeva resistenza o si schierava con i partigiani veniva ucciso o impiegato nei campi di lavoro. Anche per i civili le cose andarono molto male sul piano economico e dopo l’armistizio la situazione peggiorò radicalmente a causa dei blocchi da parte dei  nazisti. L’8 settembre, dunque, portò all’Italia solo l’illusione che la guerra fosse finita ma il conflitto andò avanti fino alla primavera del ’45 con l’aggravante di essersi trasformato in una sorta di guerra civile tra due Italie divise, quella fedele al Fascio e ai tedeschi e quella decisa a liberare il Paese insieme agli Alleati.





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