Ora il Decreto che ha migliorato la normativa e reso strutturale il calcolo degli acconti IRPEF 2025 è ufficiale.
Dopo tanta attesa, ora la Legge che regola gli acconti IRPEF 2025 è stata ufficializzata. Prima l’approvazione dalla Camera, poi l’attesa per il Senato e adesso il Decreto è effettivo, e la sua consultazione fa riferimento al numero 55 di quest’anno.
La correzione della normativa ha salvato sia i pensionati sia i lavoratori dipendenti, i quali potranno contare sul conteggio degli acconti, ma sulla base delle 3 aliquote (ora divenute strutturali). Prima della modifica, i calcoli venivano effettuati esclusivamente sui 4 scaglioni.
La modifica sugli acconti IRPEF 2025 è Legge
La modifica che ha reso strutturali le 3 aliquote in relazione agli acconti IRPEF 2025 ora è ufficialmente Legge. L’intervento è stato migliorato intervenendo sul Decreto di due anni fa, il numero 216 dell’anno 2023.
In un primo momento, e per la prima volta nella storia della fiscalità italiana, sia il 1° sia il 2° scaglione sono stati accorpati, tenendo conto di applicare il 23% sui redditi che vanno da 15.000 € fino a un massimo di 28.000 €.
La stessa normativa prende in riferimento anche l’incremento della detrazione per i lavoratori subordinati, che sale a 1.955 €.
La novità consiste nell’ufficializzare il calcolo anche per l’anno in corso, dato che prima dell’ultimo Decreto si consideravano anche le vecchie disposizioni (con i 4 scaglioni).
Decreto senza ulteriori modifiche
Il Decreto che ora è Legge e che ha reso strutturale il calcolo degli acconti IRPEF e delle addizionali a 3 aliquote, figura nel Testo unico delle imposte sui redditi e colma la precedente discrepanza normativa, che calcolava le imposte sulle 4 aliquote e faceva prevalere le detrazioni per i lavoratori dipendenti inferiori.
Se non fossero avvenute ulteriori modifiche, il rischio era quello di attribuire a una platea di contribuenti specifici (soprattutto pensionati e lavoratori dipendenti) un onere fiscale più elevato rispetto a quello realmente spettante.
La conversione dell’ultimo Decreto, tuttavia, non ha comportato nessuna variazione al testo originale.
