Rispetto a Francesca Morvillo, moglie di Giovanni Falcone, la signora Agnese Piraino Leto non ha trovato la morte insieme al suo amato marito, Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia nella strage di via D’Amelio. Ma attenzione a commettere l’errore di credere che Agnese Borsellino sia tata più fortunata. Perché a lei è toccato sorbirsi un’eredità fatta di dolore e di domande, di dubbi senza risposta e di sete di giustizia inesaudita. Agnese Borsellino ha continuato a cercare, da quel maledetto 19 luglio 1992, una sola cosa: la verità sulla morte del marito, la verità sui mandanti di quel vigliacco attentato. Perché Paolo, il suo amatissimo Paolo, a lei lo aveva confidato:”La mafia mi ucciderà quando altri lo consentiranno”. Così è stato e Agnese Borsellino è sempre stata consapevole di un fatto:”C’era un colloquio tra la mafia e parti infedeli dello Stato. Ciò mi disse (Paolo, ndr) intorno alla metà di giugno del 1992. In quello stesso periodo mi disse che aveva visto la ‘mafia in diretta’, parlandomi anche in quel caso di contiguità tra la mafia e pezzi di apparati dello Stato”. Una trattativa divisa in due parti, dato che una si era già consumata, e Paolo “fu ucciso per la seconda trattativa”.
AGNESE BORSELLINO, “SEMBRI GIOVANNI FALCONE”
Ma se è vero che Agnese Borsellino quel giorno in via d’Amelio non c’era, questo non significa che la donna non abbia rischiato a sua volta la morte. E non ci riferiamo alla quotidianità fatta di isolamento eremitico, di scorte e paura. Parliamo proprio dell’attentato che tolse la vita al giudice antimafia. Fu proprio Paolo Borsellino, chissà, forse preda di un presentimento, a salvare la sua Agnese:”Quando sono venuti gli altri sei uomini della scorta è andato dalla sua mamma perché doveva accompagnarla dal medico. Ha baciato tutti, ha salutato tutti, come se stesse partendo. Lui aveva la borsa professionale, e da un po’ di giorni non se ne distaccava mai. Allora mi è venuto un momento di rabbia, quando gli ho detto: ‘Vengo con te’. E lui ‘No, io ho fretta’; io: ‘Non devo chiudere nemmeno la casa, chiudo il cancello e vengo con te’. Lui continuava a darmi le spalle e a camminare verso l’uscita del viale, allora ho detto: ‘Con questa borsa che porti sempre con te sembri Giovanni Falcone'”. Parole profetiche.
AGNESE BORSELLINO, IL RICORDO DEL FIGLIO MANFREDI
La ricerca della verità sulla morte di Paolo Borsellino, la discrezione e la dignità: sono tutti elementi che hanno fortemente condizionato l’esistenza di agnese Borsellino. La donna è morta il 5 maggio del 2013 all’età di 71 anni in seguito ad una lunga malattia. Per descriverla quali parole migliori di quelle del figlio Manfredi, costretto dalla mamma a partire pochi giorni dalla sua morte per risolvere alcune questioni personali, con la promessa che lo avrebbe aspettato:”Sono stato con lei per dieci giorni, perché avevo preso un periodo di malattia dal lavoro – racconta Manfredi, vice questore aggiunto della polizia, a capo del commissariato di Cefalù – e mamma è stata lucida fino alla mia partenza. Ho dei ricordi vivi di mamma, belli e indimenticabili. Voglio ricordarla così, pensando al tempo trascorso insieme fino alla mia partenza. La sua forza e la sua tenacia sono stati un esempio per tutti noi”. Ora mamma e papà sono insieme: “Una bella coppia ma è importante che tutti sappiano che papà non sarebbe stato quello che è stato, il giudice che tutti ricordiamo, se accanto non avesse avuto quella donna straordinaria che è stata la mamma”.