Il cooperante italiano Alberto Livoni, 50enne volontario salesiano, è stato arrestato in Etiopia per motivi al momento sconosciuti: il cooperante che lavora per Vis (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) si trova in stato di fermo senza che le autorità italiane e gli stessi amici e familiari sappiano al momento dove si trovi. Già nei giorni scorsi le autorità dell’Etiopia – in piena crisi politica e sociale per le azioni contro i ribelli del Tigray – avevano arrestato diversi dipendenti delle Nazioni Unite.
Ora però il fermo di Livoni amplia ulteriormente il senso di allerta nel Paese africano dove vige da qualche settimana lo stato di emergenza: l’imminente caduta di Addis Abeba e l’assedio politico attorno al Premier Ahmed rendono le comunicazioni e le azioni in Etiopia sempre più difficili. Consolato e ambasciata italiana stanno cercando di mettersi in contatto con lo Stato etiope ma al momento le condizioni sono di estrema cautela, ribadisce “Repubblica” nel dare notizia dell’arresto di Livoni.
MISTERO SULL’ARRESTO DI ALBERTO LIVONI
Il giorno prima del fermo pare che le forze di sicurezza dell’Etiopia siano entrate in un centro gestito dai missionari salesiani nella zona di Gottera ad Addis Abeba e abbiano arrestato 17 persone tra sacerdoti e dipendenti di differenti nazionalità (etiopi ed eritrei le principali). Lo riporta l’Agenzia FIDES, l’organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie: «Tutti presi senza ragione e deportati in un luogo sconosciuto». Il timore è che anche il cooperante Livoni sia stato inserito nella “lista nera” delle persone che aiutano profughi e colpiti dalla guerra civile in Etiopia: in particolare, spiega ancora “Repubblica”, il volontario italiano lavorava per l’emergenza nel Tigray e potrebbe essere stato considerato “fiancheggiatore” del Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf) e dell’Esercito di liberazione Oromo (Ola), ovvero le forze che marciano da settimane verso la Capitale per deporre Ahmed. In Etiopia Livoni si occupa nello specifico – rileva FIDES – di progetti allestiti nelle scuole dove sono stipati da giorni migliaia di bambini, ovvero tutti profughi in fuga.