Alberto Stasi potrebbe essere innocente e vittima di un errore giudiziario. Parla l'avv. De Rensis: "Nessuno ha pagato per l'indagine dell'epoca"

La nuova inchiesta sul delitto di Garlasco, aperta dalla Procura di Pavia con al vaglio nuovamente la posizione di Andrea Sempio in veste di indagato, lascia scoperto il nervo centrale di una vicenda che va avanti ormai da 18 anni: Alberto Stasi è innocente? Potrebbe esserlo, secondo gli inquirenti di oggi che lavorano a chiarire ogni dubbio sull’omicidio di Chiara Poggi, forse vittima di un errore giudiziario tra i più clamorosi della cronaca italiana.



Le indagini dell’epoca appaiono viziate da gravissimi sbagli, a partire dalla cancellazione della firma dell’assassino sulla scena del crimine: il cadavere di Chiara Poggi fu girato durante i primi rilievi e fu distrutta l’impronta della mano insanguinata del killer che era stata impressa sul pigiama all’altezza della spalla. Un fatto che ha dell’incredibile e al quale seguirono tantissime altre mancate repertazioni (dai cucchiaini nel lavandino della cucina e i vasetti di Fruttolo nella spazzatura ai i 4 capelli lunghi neri nel lavandino del bagno fino al mistero delle mutande da donna sporche trovate dentro una busta sopra il divano).



Furono semplici negligenze o ci fu dolo? Non è chiaro, ma quello che è certo è che in Italia il sistema non risponde di queste falle investigative né di ingiuste sentenze. Secondo l’avvocato di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, è questo il nodo gordiano della questione: a un’indagine fatta male non corrisponde mai una “punizione” per chi ne è stato artefice.

Alberto Stasi, l’avvocato De Rensis sugli errori investigativi del passato: “Insopportabile che nessuno abbia pagato…”

Ospite a È sempre Cartabianca, l’avvocato di Alberto Stasi ha ribadito il suo punto di vista sull’indagine che, all’epoca del delitto di Garlasco, sfociò nei sospetti sul suo assistito poi giunto a condanna definitiva per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi – dopo due assoluzioni in primo e secondo grado – nel 2015.



Il grande problema è che nessuno ha pagato – sostiene De Rensis sugli errori commessi durante la prima inchiesta –, nessuno è stato punito e questa è una cosa insopportabile. Non so se sia stata sbadataggine o dolo, volontà. Non posso esprimere un giudizio, ma da cittadino posso dare un consiglio: suggerirei a chi c’è stato prima un po’ di umile modestia e rispetto su chi c’è adesso. Siccome prima son state fatte delle cose molto male, facciamo lavorare quelli di adesso senza dire che questa indagine è figlia di un’idea o che è basata su tesi strampalate“.