Alberto Trentini, cosa ha detto alla mamma nella seconda telefonata da quando è detenuto in Venezuela. Nominato il "mediatore" Vignali dal governo Meloni

Detenuto da otto mesi in Venezuela, Alberto Trentini è riuscito a mettersi in contatto con la sua famiglia. Lo hanno raccontato i genitori, spiegando di essere stati chiamati a sorpresa. La prima cosa che ha fatto il cooperante è stata chiedere ai genitori di prendere carta e penna per segnare quello che avrebbe detto, anche perché aveva poco tempo.



Lo ha raccontato la mamma, Armanda Colusso, ad Avvenire, ricostruendo la seconda telefonata dopo quella del maggio scorso. La sua voce è stata descritta come “chiara e decisa“.

Alberto Trentini (screen da Presadiretta, Raiplay)

Per quanto riguarda i contenuti della telefonata, ha chiesto come stesse il padre, visto che era a conoscenza dei problemi; ma il marito ha trovato la forza di alzarsi dalla poltrona per riuscire a salutarlo.



SECONDA TELEFONATA TRA ALBERTO TRENTINI E LA FAMIGLIA

C’era però la necessità di fargli sapere che c’è un legale che li sta aiutando e che stanno facendo di tutto per liberarlo e farlo tornare in Italia.

I genitori di Alberto Trentini gli hanno poi chiesto delle sue condizioni di salute, apprendendo dal giovane che riesce a nutrirsi, pur seguendo un regime dietetico, e a fare movimento. Inoltre, ha smesso di fumare.

La telefonata si è chiusa dopo che il ragazzo ha ricordato ai genitori che vuole loro bene e che spera di tornare presto a casa. A quel punto la linea si è interrotta, e i genitori si sono lasciati andare all’emozione.



ALBERTO TRENTINI, CASO AFFIDATO A VIGNALI

Ma c’è un’altra importante novità: è stato nominato Luigi Maria Vignali come inviato speciale a Caracas. La decisione è stata presa dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Il direttore degli Italiani all’estero, come riportato da Avvenire, ha il compito di capire se ci sono margini per ottenere la liberazione di una quindicina di italiani, tra cui Alberto Trentini.

Vignali è noto per aver lavorato alla liberazione di Marco Zennaro, che è stato detenuto in Sudan per un anno. Ora c’è attesa per i primi passi di Vignali, che deve studiare il dossier e valutare come muoversi.