Alessandra Appiano “non è morta suicida”. Il marito Nanni Delbecchi torna a parlare della sua morte: “Gesto volontario? Era malata”. E racconta il suo anno di dolore...
ALESSANDRA APPIANO “NON È MORTA SUICIDA”
Alessandra Appiano si è suicidata, ma per il marito Nanni Delbecchi quello della moglie non è stato un gesto volontario. «Negli ultimi mesi non era più lei, la violenta crisi maniaco-depressiva l’aveva resa irriconoscibile prima di tutti a se stessa», ha scritto sulle colonne del Fatto Quotidiano. Il giornalista si chiede dove sia la volontà in una donna che scappa da un reparto psichiatrico dopo aver assunto la terapia per gettarsi nel vuoto un quarto d’ora dopo aver scritto via sms al marito di andare a trovarla alle 12. La giornalista e autrice tv soffriva di crisi depressive sin da ragazza. La terapeuta di famiglia non era bastata, così le medicine. “Ho l’inferno dentro”, diceva al marito. “Non tornerò più quella di prima”, gli ripeteva. Da qui il ricovero al San Raffaele Turro. «Ogni giorno mia moglie mi dice di sentirsi sempre peggio». Il 30 maggio, quando Alessandra Appiano compie 59 anni, chiede di essere dimessa perché non regge più il ricovero. La psichiatra che l’ha in cura dissente. Quattro giorni dopo il suicidio. Un anno dopo Nanni Delbecchi non riesce ad accettare il fatto che quel suicidio sia stato un gesto volontario della moglie. «Un gesto che contraddice il suo attaccamento alla vita, la sua disciplina, il suo culto della salute e del proprio corpo».
NANNI DELBECCHI: “GESTO VOLONTARIO? ERA MALATA”
Nanni Delbecchi nel suo articolo ha parlato anche del procedimento penale contro ignoti aperto dalla Procura dopo il suicidio di Alessandra Appiano. Dopo varie peripezie individua lo psichiatra forense Stefano Ferracuti, professore di Psicologia Clinica presso l’Università Sapienza. Lo nomina a sue spese consulente tecnico affinché valuti l’eventuale presenza di profili di responsabilità professionale sulla base della cartella clinica, del diario infermieristico e della relazione tossicologica. Gli viene poi notificata la richiesta di archiviazione. Con il suo avvocato il giornalista decide di fare ricorso, chiedendo chiarezza sull’applicazione dei protocolli anti suicidio dell’ospedale e ribadendo che la moglie raggiunse indisturbata un albergo a 400 metri di distanza dall’ospedale. Cercando il cellulare della moglie, scopre che non era stato acquisito dalla Procura, ma era stato consegnato all’Ufficio oggetti rinvenuti del Comune. Fa trascrivere a sue spese i messaggi che si erano scambiati, deposita tutto. Tra l’altro «il “lieve miglioramento” degli ultimi giorni, cui si fa riferimento sempre in cartella, stride sia con la mia diretta esperienza, sia con alcuni, gravi episodi registrati nel diario infermieristico e non valutati». Delbecchi ritiene che Alessandra Appiano sia «morta di malattia», non per suicidio. «Non sta a me decidere se esistano responsabilità, e quali, ma so che Alessandra non voleva morire, e che l’estremo tentativo di ritornare alla vita si è rivelato fatale».