Femminicidio Alessandra Matteuzzi, ricorso dell'ex Giovanni Padovani in Cassazione contro la condanna all'ergastolo: dalla perizia alla "relazione tossica"
GIOVANNI PADOVANI PUNTA A SCONTO DI PENA
Il femminicidio di Alessandra Matteuzzi non è un caso chiuso: Giovanni Padovani, condannato all’ergastolo per il delitto, ha deciso di presentare ricorso in Cassazione. La tesi dell’avvocato Gabriele Bordoni punta sulla parzialità della perizia psichiatrica, contesta che non siano state concesse le attenuanti generiche, mentre sono state riconosciute le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi. Alla luce di tutto ciò, la conclusione del legale dell’ex calciatore e modello è che la pena dell’ergastolo sia eccessiva per il suo assistito.
Per quanto riguarda la perizia, il legale rimarca come il programma di esami e colloqui sia stato stravolto, quindi i test sono stati portati a termine parzialmente per la stanchezza di Padovani e sono stati integrati con quelli effettuati da terzi, nello specifico dai sanitari del ROP di Piacenza. Inoltre, non è stato sottoposto a risonanza magnetica per verificare l’eventuale presenza di problemi neurologici che possano aver condizionato il comportamento dell’uomo, che la difesa aveva peraltro chiesto di integrare nel processo d’appello.
Come evidenziato dal Corriere, la difesa di Padovani sottolinea come non sia stata assunta una “prova imprescindibile“, cioè l’audizione di un medico, la referente del ROP sopracitato, che aveva diagnosticato all’uomo “un grave disturbo di personalità di tipo misto, un disturbo delirante cronico con sintomi schizofrenici e soprattutto un funzionamento sociale, relazionale ed emotivo, particolarmente grave e per molti aspetti disorganizzato, molto vicino ai quadri schizofreniformi“.
“COMPORTAMENTI CONTRADDITTORI DI ALESSANDRA MATTEUZZI”
L’obiettivo del legale di Giovanni Padovani è ottenere uno sconto di pena che faccia scendere l’ergastolo a 30 anni di carcere, anche per questo nel ricorso in Cassazione tira in ballo la questione delle attenuanti e delle aggravanti, perché sono quelle che hanno fatto scattare la massima pena. Con il riconoscimento delle attenuanti generiche, infatti, la pena dovrebbe essere “più contenuta“. Nel ricorso l’assassino di Alessandra Matteuzzi viene definito un ragazzo “fragile“, “spaesato, scompensato e frustrato, nascosto sotto a muscoli e tatuaggi“.
In merito al femminicidio, il legale parla di un tragico epilogo di una relazione “disfunzionale e tossica“, quindi invita a tener conto del contesto in cui è maturato il delitto, nel quale non sussisterebbe neppure lo stalking, perché il suo assistito non era consapevole dell’angoscia che causavano i suoi comportanti. Si contesta poi il comportamento della vittima, definito contraddittorio perché dopo aver denunciato l’ex fidanzato, continuò a contattarlo “e addirittura, come emerge dalle chat, lo pregò di non accettare l’ingaggio nella squadra di calcio in Sicilia“.
Infine, per la difesa di Giovanni Padovani andrebbe preso in esame anche il “difficile vissuto adolescenziale nel rapporto con il padre” e il comportamento dopo il reato, essendosi consegnato e avendo confessato il delitto.
