Alessia Pifferi, la perizia psichiatrica al processo d'appello esclude il blackout mentale: "Immaturità affettiva, ma capace di intendere e volere"
ALESSIA PIFFERI, LE CONCLUSIONI DEI PERITI
Secondo i periti nominati dalla Corte d’Assise d’Appello, Alessia Pifferi era pienamente in grado di comprendere le proprie azioni quando decise di lasciare la piccola Diana, di appena un anno e mezzo, da sola in casa, provocandone così la morte.
La donna, già condannata all’ergastolo in primo grado, è stata nuovamente valutata dai consulenti Francesco Filippini, Nadia Bolognini e Stefano Benzoni. Dalle loro conclusioni emerge che, pur presentando un disturbo del neurosviluppo accompagnato da una certa fragilità cognitiva e da immaturità affettiva, tali elementi non ne hanno compromesso la capacità di intendere e volere.
Questi disturbi, però, non hanno alcuna incidenza sulla capacità di intendere e di volere della Pifferi. Lo psichiatra Filippini, in aula, ha sottolineato che il lieve deficit riscontrato non costituisce una condizione patologica e non ha avuto alcun ruolo nel determinare la decisione di abbandonare la bambina.
«I disturbi non sono una malattia», ha ricordato il perito, aggiungendo che non hanno alcun impatto nella vita quotidiana e non le impediscono di comprendere le conseguenze delle sue azioni. Nonostante le sue fragilità, la donna era perfettamente in grado di capire cosa stava facendo e di decidere consapevolmente.
PROCESSO D’APPELLO: ESCLUSO BLACKOUT MENTALE
Per i periti non è neppure una simulatrice: la perizia, infatti, spazza via anche il dubbio che Alessia Pifferi abbia potuto fingere. Le difficoltà cognitive ed emotive riconosciute non giustificano né scusano il suo comportamento.
Quanto accaduto alla piccola Diana è difficile da accettare, ma pensare che si possa essere “spenta” la mente della donna è troppo “semplicistico”, secondo Filippini, che parla piuttosto di un tentativo di rielaborazione della tragedia: un modo di riadattare una realtà che fatica ad accettare. Nessun blackout o perdita di coscienza: la Pifferi ha scelto di lasciare la figlia per trascorrere sei giorni con il compagno.
Il neuropsichiatra infantile Benzoni ha invece osservato che, se la Pifferi fosse stata valutata durante l’infanzia con i criteri attuali, probabilmente sarebbe stata diagnosticata una disabilità intellettiva lieve correlata a un disturbo del neurosviluppo. Si tratta però di una ricostruzione teorica, poiché non vi sono documenti clinici che possano confermarla con certezza.