Trovato morto in Russia Alexei Sinitsyn: è il 19esimo top manager di un'azienda a morire in circostanze sospette dallo scoppio della guerra

È stata diffusa in queste ore dalle autorità della Russia la notizia della morte di Alexei Sinitsyn, da diversi anni a questa parte Amministratore Delegato dell’azienda K-Potash Service che produce potassio e fertilizzanti, finita al centro di alcune proteste nell’area di Kaliningrad per un suo controverso progetto di costruzione di un nuovo impianto produttivo: un caso – verrebbe da pensare – del tutto normale e derubricato dalle autorità come “suicidio”; ma che sembra essere solamente l’ennesimo di una lunghissima scia di casi simili che difficilmente permette di pensare a una casualità.



Partendo proprio dalla morte di Alexei Sinitsyn, è utile precisare che le circostanze della morte sembrerebbero essere tutt’altro che compatibili con un suicidio: il CEO, infatti, è stato trovato – riferiscono le stesse autorità – con la teste decapitata sotto a un ponte nell’area di Kaliningrad, ancora parzialmente legato a un cavo da traino collegato allo stesso ponte, la cui trazione avrebbe causato l’amputazione della teste.



L’epidemia di suicidi in Russia: 19 top manager morti prima di Alexei Sinitsyn, dal 2023 a oggi

Ad avvalorare l’idea che quello di Alexei Sinitsyn sia un suicidio ci sarebbe anche il fatto che – secondo il Tribunale arbitrale della regione di Kaliningrad – l’azienda di produzione del potassio versava in condizioni economiche “difficili”, ma a ben guardare non si può ignorare il fatto che si tratti del 19esimo – cosiddetto – suicidio misterioso registrato in Russia nell’arco dei (quasi) tre anni di conflitto con l’Ucraina, tutti a danno di CEO più o meno influenti.



Russia: la Piazza rossa e il Cremlino (Foto: ANSA/SERGEI ILNITSKY)

Il primo – ricorda il quotidiano MoscowTimes – fu quello di Igor Shkurko, all’epoca vicedirettore della Yakutskenergo morto tragicamente in una cella di Yakutsk, seguito poco dopo dalla vice di Loko-Bank Kristina Baykova che per una (presunta) distrazione sarebbe caduta da una finestra durante una festa: sorte – quella della caduta – capitata anche al direttore delle comunicazioni dell’azienda ferroviaria della Russia (Pavel Pchelnikov), al fondatore della Vladimirsky Standard (Pavel Antov), al vice della Norilsk Nickel (Mikhail Rogachev), al vice della Transneft (Andrey Badalov) e al presidente del board di Lukoil (Ravil Maganov).

Ma non sono gli unici, perché in questi ultimi tre mesi in Russia sono morti anche il vicepresidente di Gazprombank Vladislav Avaev e la sua intera famiglia, il CEO di Astra Shipping Yuri Voronov (peraltro con un colpo di pistola alla testa, esattamente come Sergei Protosenya, all’epoca top manager di Novatek) e il successore di Ravil Maganov per il quale sarebbe stata fatale un’insufficienza cardiaca acuta improvvisa: una scia di sangue che – dicevamo già prima – difficilmente fa pensare a una Russia vittima di una vera e propria epidemia di suicidi; anche se di questo parlano ogni volta le autorità.