Un alunno è caduto durante la ricreazione e si è fatto male: secondo il Tribunale la colpa è della scuola che avrebbe dovuto vigilare

È una sentenza che sta già destando diverse critiche da parte del mondo docente quella pronunciata dal Tribunale di Perugia che ha condannato una scuola locale a risarcire i danni alla famiglia di un alunno che si era fatto male cadendo durante la ricreazione, in uno dei rari momenti di svago all’aperto concessi agli studenti: la sentenza è la numero 676 del tribunale perugino ed è stata pubblicata lo scorso 6 giugno, ripresa in queste ore dal quotidiano Orizzonte Scuola.



Partendo dal principio, ciò che sappiamo dell’oggetto del contenzioso è che tutto sarebbe capitato tra le mura di una scuola primaria: durante la ricreazione nel cortile interno della struttura l’alunno in questione (ovviamente minorenne) per ragioni non chiare è caduto procurandosi quella che sembrava essere una semplice distorsione; mente portato in ospedale un paio di giorni dopo dai suoi genitori, ne è uscito con un tutore ortopedico e una diagnosticata frattura alla mano.



Alunno cade durante la ricreazione: secondo il giudice la colpa è della scuola che avrebbe dovuto vigilare

Un incidente come tanti ne capitano a scuola, ma che è diventato contenzioso nel momento in cui la famiglia dello studente ha deciso di chiedere una risarcimento per i danni: secondo loro, infatti, la colpa era da ricercare proprio tra i docenti che avrebbero peccato nel sorvegliare gli studenti durante la ricreazione; ritenendo – peraltro – anche del tutto prevedibile (e, dunque, evitabile) un incidente del genere.

Primo giorno di scuola (Ansa)

Dal conto suo la scuola – per mezzo anche della sua assicurazione – ha provato ad appellarsi al fatto che non vi fosse un reale nesso causale tra la presunta mancata sorveglianza (imputata dalla famiglia alla carenza di personale docente) e l’incidente che ha prodotto il danno; mentre per l’assicurazione l’incidente era del tutto imprevedibile trattandosi di bambini in un momento di svago e gioco, poco interessati all’autorità del docente.



Alla fine, però, il tribunale ha dato ragione alla famiglia, sostenendo la tesi della mancata sorveglianza in un momento definito dai giudici ad alto rischio, appellandosi – insomma – al principio già affermato dalla giurisprudenza di “culpa in vigilando“: la scuola, insomma, è stata condannata al pagamento di 4mila e 200 euro di danni biologici e morali, oltre al pagamento delle spese mediche (100 euro) e di quelle legali.