In una lunga intervista alla versione spagnola di “La Civiltà Cattolica” parla Ana Varela Tafur, una delle più importanti poetesse “socialmente impegnate” del Sud America citata nell’Esortazione Apostolica di Papa Francesco “Querida Amazonia” (Cara Amazzonia). Dalla sua terra all’ecologia integrale, per la poetica di Varela Tafur è la centralità delle radici ad essere citata e ammirata dal Santo Padre, tanto da essere contenuta insieme ad altri autori contemporanei nell’Esortazione pubblicata il 12 febbraio scorso. «La poesia è un pianeta di alberi vivi», spiega la poetessa appartenente all’etnia uitoto, «I poeti e le poetesse che scrivono dell’Amazzonia o per l’Amazzonia non hanno soltanto una voce poetica personale, ma si stanno prestando, offrendo, e poetando per la voce silenziata di quanti vivono e soffrono i cambiamenti drammatici e rapidi che stanno avvenendo».
LA POESIA E LE RADICI
Nel dialogo con “La Civiltà Cattolica” è ancora la poetessa Ana Varela Tafur a riflettere sullo sguardo che la poesia “permette” di cogliere nell’analisi della realtà circostante: «Lo sguardo smette di essere esotico o totalmente focalizzato sulla natura e sulla sua indiscutibile bellezza. Noi poeti non possiamo limitarci a questo». Secondo la scrittrice dell’Amazzonia, il testo profuso da Papa Francesco è «bello, rivelatore, di speranza nell’umanità. Cara Amazzonia, così cara e sofferente». Parafrasando una famosa citazione di Dostoevskij, il Santo Padre riferendosi all’opera di autori come Varela Tafur. scrive nell’Esortazione «Solo la poesia, con l’umiltà della sua voce, può salvare questo mondo». Nel lungo dialogo che trovate qui in versione estesa, la poetessa riflette sull’insegnamento del Papa di lasciarci «istruire affinché l’amata Amazzonia diventi più “come una madre” nella nostra grande madre terra. Perché il mondo non è visto dall’esterno, ma dal di dentro, riconoscendo i legami con cui il Padre ci ha uniti a tutti gli esseri». Come spiega l’intervistatore, Padre Diego Fares, l’opera di Francesco è quella di citare poeti come Ana Varela Tafur non tanto come “esempi” ma «ascoltando ed entrando in risonanza con ciò che la poesia regala, per entrare nel cuore vivente di questa terra dimenticata e devastata, dove la poesia ha le sue radici e con le sue parole fa in modo che questi luoghi si conservino e vivano. Le poesie rivendicano la memoria dei popoli originari dell’Amazzonia e delle loro tradizioni ancestrali, ma al tempo stesso c’è consapevolezza del fatto che questo recupero della memoria orale non può prescindere dallo scritto».