Andrea Sempio, l'avvocato spiazza tutti: "Nessun indizio né prova, non mi interessa cosa dice il mio assistito". Alberto Stasi sempre più fiducioso...
“Non mi interessa cosa dice il mio assistito, non ci parlo. Punto solo a dimostrarne l’innocenza“. È uno dei passaggi più ruvidi dell’intervento dell’avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati, ai microfoni del programma La vita in diretta a margine della nuova battaglia che si apre sull’impronta palmare che la Procura di Pavia attribuisce al 37enne oggi nuovamente indagato per l’omicidio di Chiara Poggi.
È la traccia di una mano destra, la numero 33 isolata nel 2007 dal Ris di Parma e ritenuta allora non attribuibile, impressa sulla parete lungo le scale accanto al corpo della vittima. Un elemento che adesso, alla luce delle moderne capacità investigative in materia di analisi di impronte e Dna, secondo gli inquirenti assume un rilievo fondamentale forse in grado di riscrivere la storia. Per la difesa di Sempio – che ritiene comunque Alberto Stasi, condannato in via definitiva nel 2015, non colpevole -, non esiste alcuna impronta riconducibile all’indagato e non c’è uno straccio di indizio a suo carico. Ma c’è di più: secondo Lovati, “Chiara Poggi è stata uccisa perché scomoda. È stato un sicario“.
Andrea Sempio “dribbla” il faccia a faccia con gli inquirenti, la difesa di Alberto Stasi: “Procura ha strada molto precisa”
Nel corso della stessa trasmissione di Rai 1, l’intervento dell’avvocato Antonio De Rensis, che insieme alla collega Giada Bocellari assiste Alberto Stasi da anni. I legali dell’ex fidanzato di Chiara Poggi confidano nella nuova inchiesta in corso a carico di Andrea Sempio (iniziata molto tempo prima dell’emersione della sua iscrizione nel registro degli indagati per omicidio in concorso con ignoti o con lo stesso reo) e sostengono che la Procura sappia perfettamente dove andare a parare.
De Rensis ha svelato qualcosa sull’interrogatorio a cui il suo assistito si è sottoposto il 20 maggio scorso a Pavia, quando in Procura era atteso anche Sempio che invece, sfruttando il cavillo di un presunto difetto di notifica, non si è presentato. “Le domande poste ad Alberto – ha spiegato il suo legale – hanno riguardato questioni diverse da lui. L’interrogatorio mi ha convinto ancor di più che la Procura ha una strada molto precisa davanti, anche perché indaga da più di un anno ed è molto più avanti di noi“.
