Fondi mondiali per la biodiversità discriminano gli animali brutti anche se a rischio estinzione, il 94% delle specie minacciate non riceve finanziamenti
I fondi internazionali per la conservazione della biodiversità discriminano gli animali brutti e pericolosi nonostante l’alto rischio di estinzione di alcune specie. Secondo quanto emerso da una ricerca condotta dall’università di Hong Kong in collaborazione con quella di Firenze, analizzando la destinazione di tutti i finanziamenti previsti nell’ambito dei programmi di protezione degli ecosistemi, risulta che l’86% di soldi sarebbe andato ai mammiferi di grossa taglia, nonostante questi rappresentino soltanto un terzo di tutte le varietà minacciate.
Lasciando quindi in disparte non solo i restanti gruppi, tra cui rettili, anfibi ed invertebrati a rischio ma anche gran parte dei vegetali e funghi che necessiterebbero delle stesse protezioni. Il centro National Biodiversity Future Center che ha promosso lo studio grazie alle sovvenzioni Next Generation Eu, ha evidenziato le disparità prendendo in esame tutte le disponibilità offerte nei vari ambiti, in un ampio periodo di 25 anni che va dal 1996 al 2016, scoprendo una grande disparità di stanziamento delle risorse e di distribuzione dei programmi di tutela.
Fondi per la biodiversità discriminano animali brutti e piante, il 94% delle specie a rischio estinzione non riceve finanziamenti
Dalla ricerca sui fondi stanziati nei vari progetti per la conservazione delle biodiversità e la protezione degli ecosistemi è emerso che i finanziamenti in 25 anni hanno favorito soltanto alcune specie, andando così ad emarginare animali brutti o pericolosi e vegetali che sono attualmente tra quelli più a rischio estinzione rappresentando nel totale il 94% rispetto alla piccola percentuale dei grandi mammiferi ai quali invece sono destinate la maggior parte delle risorse.
Dai dati analizzati emerge infatti che meno del 2% di tutti i soldi sono stati utilizzati per la tutela di salamandre, rane, pipistrelli, serpenti, lucertole e insetti, che oltre ad essere specie minacciate risultano anche fondamentali per il mantenimento degli equilibri degli habitat, fungendo anche da indicatori della qualità dell’ambiente. Stessa situazione per il regno vegetale nel quale sono compresi oltre alle piante anche alghe e funghi, che è quasi completamente ignorato dai progetti, ricevendo solo lo 0,2% della disponibilità finanziaria, che in 25 anni è stata complessivamente di 1963 miliardi di dollari.
