Riaperto il cold case di Antonella Di Veroli, uccisa nel 1994: si indaga sul terzo uomo probabile colpevole del delitto dell'armadio
Dopo il caso di Garlasco e quello Manuela Murgia, anche il famoso “delitto dell’armadio” si aggiunge alla lista degli omicidi noti riaperti dagli inquirenti, cercando – esattamente come per la Murgia – il nome dell’individuo che uccise Antonella Di Veroli: un vero e proprio cold case che risale al 1994 e che tracollò per la completa assenza prove analizzabili con la tecnologia dell’epoca, dopo due processi indiziari che si conclusero con altrettante assoluzioni.
Partendo da principio, è utile ricordare che l’omicidio di Antonella Di Veroli risale – appunto – al 1994: il 12 aprile, infatti, dopo due giorni che la sorella non aveva alcuna informazione da parte della commercialista decise di recarsi a casa sua scoprendola completamente vuota e soqquadro, ma senza preoccuparsene particolarmente; mentre l’indomani, di mattina presto, assieme al marito tornò nell’appartamento per trovare spiegazioni sull’accaduto.
Fu in quel momento che la sorella Antonella Di Veroli forzò l’armadio dell’appartamento della commercialista, chiuso con quello che più tardi scoprì essere del mastice: all’interno, con un sacchetto avvolto attorno alla testa, trovò il suo cadavere, lanciando immediatamente l’allarme; mentre dall’autopsia si riuscì a stabilire con la morte – chiaramente violenta – risaliva almeno al precedente 10 aprile.
Chi ha ucciso Antonella Di Veroli: l’omicidio, le indagini, i due accusati e il terzo uomo al centro della nuova indagine
Sulla scena dell’omicidio di Antonella Di Veroli si riuscì a trovare solamente il bossolo di un proiettile di piccolo calibro e un’impronta insanguinata sull’anta dell’armadio chiuso con il mastice: grazie al bossolo e all’autopsia si scoprì che Antonella Di Veroli era stata inizialmente colpita sul letto con due colpi di pistola alla testa, poi – ancora in vita – strangolata con il sacchetto di plastica e, infine, occultata in quell’armadio.

Le indagini sull’omicidio di Antonella Di Veroli si concentrarono inizialmente su di un collega della vittima che fu poi prosciolto data la completa assenza di prove; mentre in un secondo momento si indagò anche sull’ex fidanzato Vittorio Biffani con il quale c’era stata una piccola diatriba economica: condannato in primo grado, fu poi completamente assolto nel 2003 dopo l’appello e il terzo grado di giudizio in Cassazione.
Restò aperta, però, la pista di un presunto terzo uomo, proprietario dell’impronta insanguinata trovata sulla scena dell’omicidio di Antonella Di Veroli: il suo nome non si trovò mai e il caso fu archiviato; mentre oggi è stato riaperto – dopo decenni di richieste da parte di familiari della vittima – partendo proprio dall’analisi di quell’impronta e del bossolo che fu trovato sulla scena, con un nuovo capitolo di indagine che si è appena aperto.
